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Cronaca Parabita

Affari con la droga, confermate in appello otto condanne

E’ terminato oggi il processo d’appello nato dall’inchiesta “Le Veneri”, eseguita il 6 luglio del 2020 dai carabinieri della compagnia di Gallipoli. Lieve riduzione di pena solo per due imputati

LECCE - Emessa la sentenza nel processo d’appello nato dall’inchiesta su traffico e spaccio di droga e detenzione di armi, denominata “Le Veneri”, eseguita il 6 luglio del 2020 dai carabinieri della compagnia di Gallipoli.

La Corte, presieduta dal giudice Nicola Lariccia, ha ridotto solo due delle condanne inflitte nel giudizio abbreviato dal gup Sergio Tosi. In particolare, la pena è scesa da 7 anni e 2 mesi a 6 anni per Antonio Manco, 33 anni, di Parabita (assistito dagli avvocati Maria Greco e Cosimo d’Agostino) e da 2 anni a un anno e sei mesi per Cosimo Francone, 52enne, di Tuglie (con l’avvocato Angelo Ninni).

Confermato nel resto il verdetto: quattro anni a Pio Giorgio Bove, il 35enne di Parabita (già coinvolto nell’operazione “Bamba” in seguito alla quale fu condannato a nove anni), ritenuto dagli inquirenti a capo dell’organizzazione che, avendo disponibilità di armi, avrebbe svolto attività legate all’acquisto e alla cessione di sostanze stupefacenti (cocaina, marijuana e hashish) e a quelle di recupero dei crediti derivati dalla vendita di droga anche con minaccia; 3 anni e 2 mesi per Salvatore Martello De Maria, 48 anni di Tuglie, considerato l’uomo di fiducia del 35enne, che avrebbe svolto attività di approvvigionamento della droga, verificato il rispetto delle direttive, intrattenuto rapporti con i fornitori, in particolare con quelli di Monteroni, gestito l’attività di spaccio sulle piazze di Matino e Parabita, e provveduto al recupero dei crediti.

E ancora: 3 anni, 1 mese e 10 giorni per Giorgio Bove, 26 anni di Matino; 2 anni, 10 mesi e 20 giorni, per Metello Durante, 31, di Tuglie; 2 anni, pena sospesa, per Addolorata Donadei, 32, di Parabita; 2 anni e 4 mesi per Michel Perdicchia, 31 anni, di Matino; 5 mesi e 10 giorni, pena sospesa, più 800 euro di multa, per Andrea Maniglia, 46, di Monteroni; un anno e mezzo, più 15mila euro di multa, per Antonio Giordano, 35, di Monteroni.

E’ in seguito all’arresto di Pio Giorgio Bove, nel dicembre del 2018, quando i militari trovarono nascosti nel suo appartamento una pistola e centinaia di proiettili, che presero il via le indagini della Procura antimafia sfociate poi nel blitz.

Nel processo di primo grado, gli imputati (assistiti dagli avvocati Stefano Pati, Mariangela Calò, Angelo Ninni, Luca Laterza, Alberto e Luigi Corvaglia, Stefano Palma, Maria Greco, Giovanni Carlino e Alessandra Luchina) riuscirono ad ottenere l’annullamento dell’aggravante del metodo mafioso contestata sui reati di traffico e spaccio, rispetto ai quali, furono riconosciute ipotesi più lievi.

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