rotate-mobile
Cronaca Nardò

Affari illeciti con le “slot machine”: a processo un avvocato

Accolta dalla giudice Simona Panzera, la richiesta di rinvio a giudizio per Giovanni Francesco Rizzo e altre due persone, tra cui il fratello, coinvolte nell’inchiesta “Doppio Gioco”

NARDO' - Si aprirà il 4 aprile il processo a due dei principali indagati dell’inchiesta “Doppio Gioco” su un giro d’affari illeciti nel mercato del gaming, nel Leccese, ma anche nelle città di Brindisi e Taranto. Stiamo parlando dell’avvocato Giovanni Francesco Rizzo, neretino di 59 anni, e del fratello Pantaleo Salvatore, di 54, per i quali, nei giorni scorsi la giudice Simona Panzera ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura.

Al banco degli imputati davanti ai giudici della seconda sezione penale del tribunale di Lecce, ci sarà anche Luca Margherito, 44 anni, di Squinzano, presidente del circolo “Club Replay”.

Nella prima udienza la difesa, rappresentata dagli avvocati Biagio Palamà e Antonio La Scala, chiederà che il processo venga “riunificato” con quello già in corso (per le stesse vicende) nei riguardi della sorella dei Rizzo, Maria Teresa, 56 anni, di Nardò .

Si conoscerà invece il 5 aprile, il verdetto per le altre sei persone coinvolte nello stesso procedimento e che, in sede di udienza preliminare, avevano chiesto i riti speciali: Andrea Caputo, 41, di Sannicola, gestore dell’esercizio commerciale “Tazza d’Oro” e una dipendente dei Rizzo, Valentina Polo, 36 anni, di Nardò, (difesi dagli avvocati Rocco Vincenti e Tommaso Valente) saranno giudicati in abbreviato dalla giudice Cinzia Vergine Orlando Romano, 58, di Squinzano, gestore dell’associazione “La Fenice” e ritenuto prestanome dei Rizzo, Giovanni Saquella, 55, di Squinzano, gestore del circolo ricreativo “Replay Games” e i galatonesi Cosimo Negro, 68 anni, e Roberta Zuccalà, 45, proprietari e gestori della “Caffetteria Mimy”, hanno invece chiesto di patteggiare (con gli avvocati Luigi Pastore e Francesca Dimitri) pene inferiori ai due anni, col beneficio della pena sospesa.

 I reati contestati a vario titolo sono di associazione per delinquere, frode informatica, esercizio del gioco d’azzardo e abusivo delle scommesse, e trasferimento fraudolento di valori per sottrarli ad eventuali misure di sequestro.

Secondo le indagini condotte dai finanzieri del Gruppo investigazione criminalità organizzata del Nucleo di polizia economica finanziaria i tre fratelli, attraverso imprese formalmente intestate a terzi e società di loro proprietà, avrebbero organizzato e gestito il gioco d’azzardo riuscendo a evadere le imposte, omettendo i dati relativi all’ammontare delle giocate realizzate dal singolo dispositivo elettronico. Questo sarebbe stato possibile tramite l’impiego di apparecchi denominati Totem che avrebbero riprodotto il gioco dei videopoker attraverso la combinazione di tasti o l’utilizzo di una calamita, e con “slot machine” non collegate alla rete telematica, grazie alla manomissione di componenti hardware e software.

Secondo il giudice Giovanni Gallo che firmò l’ordinanza di custodia cautelare (ai domiciliari) eseguita lo scorso 26 marzo, al vertice dell’organizzazione ci sarebbe stato proprio l’avvocato Rizzo.

Ma la difesa dei fratelli è certa che, attraverso il processo, sarà possibile dimostrare l’estraneità alle contestazioni.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Affari illeciti con le “slot machine”: a processo un avvocato

LeccePrima è in caricamento