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Cronaca Nardò

Affari illeciti con le slot machine: “salta” l’udienza per l’avvocato arrestato

A causa della mancata notifica dell’avviso di conclusione delle indagini, la giudice non si è potuta pronunciare sulla richiesta di rinvio a giudizio per Giovanni Rizzo e il fratello Pantaleo

NARDO' - E’ “saltata” l’udienza preliminare nei riguardi di due dei principali indagati dell’inchiesta “Doppio Gioco” su un giro d’affari illeciti nel mercato del gaming, nel Leccese, ma anche nelle città di Brindisi e Taranto. Stiamo parlando dell’avvocato Giovanni Francesco Rizzo, neretino di 58 anni, e del fratello Pantaleo Salvatore, di 53 (difesi dagli avvocati Biagio Palamà e Antonio La Scala) per i quali, in mattinata la giudice Cinzia Vergine, chiamata a decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio, ha ritrasmesso gli atti al pm per mancata notifica dell’avviso di conclusione delle indagini. Lo stesso è avvenuto anche per Luca Margherito, 43 anni, di Squinzano, presidente del circolo “Club Replay”.

Per Maria Teresa Rizzo, 55 anni, di Nardò, sorella dei primi due, l’istanza è stata accolta dal gip: per lei il processo sarà con rito ordinario davanti ai giudici della seconda sezione penale del tribunale di Lecce.

Quanto agli altri imputati: Andrea Caputo, 40, di Sannicola, gestore dell’esercizio commerciale “Tazza d’Oro” e una dipendente dei Rizzo, Valentina Polo, 35 anni, di Nardò, (attraverso i loro difensori, gli avvocati Rocco Vincenti e Tommaso Valente), hanno chiesto e ottenuto di essere giudicati col rito abbreviato che si discuterà il 6 ottobre; Orlando Romano, 57, di Squinzano, gestore dell’associazione “La Fenice” e ritenuto prestanome dei Rizzo, Giovanni Saquella, 54, di Squinzano, gestore del circolo ricreativo “Replay Games” e i galatonesi Cosimo Negro, 67 anni, e Roberta Zuccalà, 44, proprietari e gestori della “Caffetteria Mimy”, hanno invece chiesto di patteggiare (con gli avvocati Luigi Pastore e Francesca Dimitri) pene inferiori ai due anni, col beneficio della pena sospesa. La decisione del giudice è attesa per il 9 novembre.

I reati contestati a vario titolo sono di associazione per delinquere, frode informatica, esercizio del gioco d’azzardo e abusivo delle scommesse, e trasferimento fraudolento di valori per sottrarli ad eventuali misure di sequestro.

Secondo le indagini condotte dai finanzieri del Gruppo investigazione criminalità organizzata del Nucleo di polizia economica finanziaria i tre fratelli, attraverso imprese formalmente intestate a terzi e società di loro proprietà, avrebbero organizzato e gestito il gioco d’azzardo riuscendo a evadere le imposte, omettendo i dati relativi all’ammontare delle giocate realizzate dal singolo dispositivo elettronico. Questo sarebbe stato possibile tramite l’impiego di apparecchi denominati Totem che avrebbero riprodotto il gioco dei videopoker attraverso la combinazione di tasti o l’utilizzo di una calamita, e con “slot machine” non collegate alla rete telematica, grazie alla manomissione di componenti hardware e software.

Secondo il giudice Giovanni Gallo che firmò l’ordinanza di custodia cautelare (ai domiciliari) eseguita  lo scorso 26 marzo, al vertice dell’organizzazione ci sarebbe stato proprio l’avvocato Rizzo.

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