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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Nardò

Affari illeciti con le slot machine, arrivano i primi verdetti

Emesse ieri le sentenze nei riguardi di sei imputati coinvolti nell’inchiesta “Doppio Gioco”. Disposti una condanna in abbreviato, un rinvio a giudizio e quattro patteggiamenti

NARDO' - Arrivano i primi verdetti nel processo nato dall’inchiesta “Doppio Gioco” su un giro d’affari illeciti nel mercato del gaming, nel Leccese, ma anche nelle città di Brindisi e Taranto, con al centro l’avvocato Giovanni Francesco Rizzo, neretino di 59 anni, e i suoi fratelli.

Ieri la giudice Cinzia Vergine ha inflitto un anno e otto mesi (accordando il beneficio della pena sospesa) col rito abbreviato ad Andrea Caputo, 41 anni, di Sannicola, gestore dell’esercizio commerciale “Tazza d’Oro” (assistito dall’avvocato Rocco Vincenti) e ha rinviato a giudizio davanti ai giudici della seconda sezione penale del tribunale di Lecce una dipendente dei Rizzo, Valentina Polo, 36 anni, di Nardò (difesa dall’avvocato Tommaso Valente). Non solo.

Nella stessa giornata, la giudice ha emesso le sentenze di patteggiamento a un anno e sei mesi ciascuno per: Giovanni Saquella, 55, di Squinzano, gestore del circolo ricreativo “Replay Games” (rappresentato dall’avvocato Armando Cazzetta) e ai galatonesi Cosimo Negro, 68 anni, e Roberta Zuccalà, 45, proprietari e gestori della “Caffetteria Mimy” e a Marco Negro, 45enne (con l’avvocato Luigi Salvatore Pastore). A tutti, eccetto quest’ultimo, è stato riconosciuto il beneficio della pena sospesa. Il primo dovrà inoltre pagare una multa di tremila euro, gli altri di 10mila a testa.

E’ invece alle prime battute il processo con il rito ordinario nei riguardi dell’avvocato Rizzo, del fratello Pantaleo Salvatore, di 54 anni, della sorella Maria Teresa, 56 anni, di Nardò, e del presidente del circolo “Club Replay” Luca Margherito, 44 anni, di Squinzano.

I reati contestati a vario titolo sono di associazione per delinquere, frode informatica, esercizio del gioco d’azzardo e abusivo delle scommesse, e trasferimento fraudolento di valori per sottrarli ad eventuali misure di sequestro.

Secondo le indagini condotte dai finanzieri del Gruppo investigazione criminalità organizzata del Nucleo di polizia economica finanziaria i tre fratelli, attraverso imprese formalmente intestate a terzi e società di loro proprietà, avrebbero organizzato e gestito il gioco d’azzardo riuscendo a evadere le imposte, omettendo i dati relativi all’ammontare delle giocate realizzate dal singolo dispositivo elettronico. Questo sarebbe stato possibile tramite l’impiego di apparecchi denominati Totem che avrebbero riprodotto il gioco dei videopoker attraverso la combinazione di tasti o l’utilizzo di una calamita, e con “slot machine” non collegate alla rete telematica, grazie alla manomissione di componenti hardware e software.

Secondo il giudice Giovanni Gallo che firmò l’ordinanza di custodia cautelare eseguita il 26 marzo del 2021, al vertice dell’organizzazione ci sarebbe stato proprio il legale.

Ma la difesa dei fratelli, rappresentata dagli avvocati Biagio Palamà e Antonio La Scala, è certa che, attraverso il dibattimento, sarà possibile dimostrare l’estraneità alle contestazioni.

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