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Cronaca

Aggressione ai coniugi Margilio, isolato il Dna. Ma ancora nessuna svolta

Tracce di Dna di un maschio adulto: è il risultato degli esami sulla mascherina trovata nei pressi dell'abitazione dell'imprenditore e della moglie, ferocemente pestati. Ora si attende la comparazione con i profili degli indagati

LECCE – Tracce di dna compatibili con un maschio adulto. E’ questo il risultato degli esami sulla mascherina rinvenuta, lo scorso 18 febbraio 2011, nei pressi dell’abitazione di Fabio Margilio, 46 anni, e di sua moglie,  Alessandra Ruggeri, 35enne (imprenditori e soci di maggioranza di una società operante nel settore dei servizi socio-assistenziali).

La coppia fu vittima di un’aggressione consumata con estrema ferocia e determinazione. Ad agire furono due persone che attesero, nascoste nell'oscurità, che marito e moglie tornassero nella propria abitazione: una villa isolata in via Maria Grazia Cutuli, una traversa di via Vecchia Frigole. I due malviventi assalirono i coniugi con un bastone di ferro, ferendo gravemente alla testa l'uomo. La moglie, che assistette alla scena, con le sue urla attirò l'attenzione di due sue nipoti che stavano anch'esse rientrando in casa; così il secondo aggressore cercò di colpirla alla testa intimandole in dialetto leccese di stare zitta.

Poi i due fuggirono via, lasciando cadere per terra il bastone sporco di sangue e la mascherina con cui avevano coperto il viso. Fabio Margilio riportò un trauma cranico commotivo con vasta ferita lacerocontusa e traumi multipli guaribili in quaranta giorni; la donna, lesioni più lievi, con una prognosi di sette giorni.

L’esame del dna, però, non ha portato ad alcuna nuova svolta nelle indagini. Non vi sono, infatti, profili da comparare con quello estratto nei laboratori della polizia scientifica di Roma. A nessuno dei tre indagati è stato ancora prelevato un campione biologico da cui estrarre le informazioni genetiche. Nei prossimi giorni il sostituto procuratore titolare del procedimento, Paola Guglielmi, potrebbe disporre gli accertamenti sui tre indagati.

Si tratta, in particolare, di un ex socio di Margilio, Antonio Greco, 57enne di Caprarica di Lecce, che secondo l’accusa avrebbe agito in qualità di mandante, e di Giuseppe Calogiuri, 45enne, che sarebbe l'esecutore materiale. Entrambi erano finiti ai domiciliari con le accuse di lesioni personali aggravate, violenza privata, ingiuria e diffamazione, per poi essere scarcerati. Nel registro degli indagati è stato iscritto però anche il nome di una terza persona. Il legale di Calogiuri, l’avvocato Gianni Gemma, ha già presentato richiesta che il suo assistito sia sottoposto alla prova del dna. Un confronto auspicato anche dagli altri due indagati, assistiti dagli avvocati Silvio Verri, Luigi Rella e Luigi Covella.

Gli inquirenti sono partiti dalla denuncia della coppia e dalle dichiarazioni delle nipoti, uniche testimoni dell'aggressione, per ricostruire l'accaduto e mettersi sulle tracce dei responsabili, iniziando a seguire una pista riconducibile all'attività lavorativa delle vittime, soci di maggioranza della società Ideass, che si occupa della gestione di alcune case di cura. Una pista che ha condotto gli investigatori a scoprire che i due, negli ultimi tempi, avevano avuto dei contrasti con un altro loro socio, Antonio Greco, che aveva intrapreso per proprio conto un'attività analoga a quella svolta dalla Ideass, intestandola a propri familiari e che per questo era stato allontanato dalla società.  Il cerchio si è stretto proprio attorno a Greco quando la donna ha riconosciuto (seppur a distanza di mesi), in foto, uno dei suoi aggressori, un dipendente del cognato di Greco.

Un tassello importante nelle indagini che ha portato gli inquirenti (il caso è seguito dai sostituti procuratori Antonio De Donno e Paola Guglielmi) a ritenere, attraverso una serie di riscontri di carattere investigativi, l'ex socio dei coniugi Margilio il mandante dell'aggressione.

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