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Cronaca

Agitazione precari Asl: Regione con le mani legate

Da tre giorni occupano la sede. L'assessore regionale alla Sanità Tommaso Fiore, partecipa all'assemblea dei precari della Asl di Lecce. "La Regione ha le mani legate, ora serve un movimento unitario"

LECCE - Da tre giorni occupano le sale della Direzione sanitaria dell'Asl di Lecce e probabilmente ci resteranno a lungo. Almeno fino a Febbraio, quando la Corte Costituzionale si pronuncerà sulla legge regionale impugnata dal governo che stabiliva l'internalizzazione dei precari della Asl.

Altrimenti, ai 600 e passa lavoratori dell'azienda sanitaria salentina, non resta che sperare nell'apertura di nuovi tavoli istituzionali presso la Provincia o la Regione stessa, in vista della costituzione di un movimento di protesta unitario, magari allargato alle altre vertenze occupazionali che stanno mettendo in ginocchio l'intero territorio, con un peso politico efficace anche a livello nazionale.

Queste le uniche soluzioni prospettate dall'assessore regionale alla Sanità, Tommaso Fiore, presenta in assemblea insieme al Direttore generale della Asl di Lecce Guido Scoditti, per ribadire i motivi per cui "la Regione, dopo la firma del piano di rientro sanitario, ha le mani legate".

"Abbiamo perso una battaglia col Governo nazionale" ha spiegato Fiore a una gremita e tumultuosa assemblea di addetti ai servizi della Asl, attualmente assunti da ditte esterne "nonostante i nostri ripetuti tentativi di giungere ad un compromesso".

E l'assessore ripercorre a ritroso le tappe di una storiaccia di intoppi burocratici e disaccordi politici che ora rischia di tagliare fuori la Provincia di Lecce dalla stabilizzazione dei precari della sanità pugliese.

"A settembre abbiamo cercato una soluzione laterale, chiedendo al Governo di proseguire con le internalizzazioni già avviate, che presentavano degli atti deliberativi, come quella leccese" continua Fiore "ma non è bastato".
Il problema è quindi a monte, spiega Fiore "in un'atteggiamento ideologico prevalente in Italia, che sacrifica le vite umane al mercato".

E anche l'ennesimo escamotage inventato dalla Regione per il trasferimento dei lavoratori dalle ditte esterne presso le società in house create dalle stesse Asl, è saltato, finendo davanti alla Corte Costituzionale.

L'articolo 30 della legge regionale n.4, inseriva infatti la "clausola sociale" per l'internalizzazione dei precari, equiparando le agenzie sanitarie in house (come la leccese Sanità Service) alle altre ditte private che nelle gare d'appalto si fanno carico di assumere tutto il personale, senza concorsi pubblici.

Da qui il sospetto di incostituzionalità sollevato dal Governo: le società sanitarie non fanno comunque parte della pubblica amministrazione? Quindi dovrebbero assumere tramite procedure di evidenza pubblica.

"Anche se avessimo modificato tale legge, stabilendo dei processi di selezione del personale ci saremmo legati le mani da soli" spiega ancora Fiore "perchè avremmo finito per confermare la natura pubblica di tali società in house, le quali, in base alla Finanziaria del 2006 non possono più assumere nessuno".

Tutte le sigle sindacali presenti all'assemblea promettono però di dare battaglia in nome di una riscoperta unità sindacale. "Ci rivolgeremo al Prefetto perchè si aprano tutti i tavoli istituzionali del caso" promette Salvatore Giannetto della Uil, oppure ancora "andremo dall'onorevole Raffaele Fitto e da tutti i consiglieri contrari alla modifica del piano di rientro, se necessario" rincara Mirko Moscaggiuri della Filcams Cgil.

"Che cosa succederà a questi lavoratori in caso di sentenza negativa?" si chiede Gianni Palazzo, segretario della Usb-Rdb "che per i prossimi vent'anni nessuno si interesserà più a loro". Di sicuro, per i precari della Asl, sarà un lungo Natale.

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