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Cronaca Cavallino

“Amico” ferito da un colpo di pistola, l’arrestato: “Solo un incidente”

Dopo l’interrogatorio di convalida, Rosario De Matteis, 46 anni, di Cavallino, ha lasciato il carcere per i domiciliari. L’accusa è di aver detenuto illegalmente un’arma da fuoco e di averla portata in luogo pubblico

CAVALLINO - Ha ottenuto i domiciliari, Rosario De Matteis, il 46enne di Cavallino responsabile del ferimento alla coscia con un colpo d’arma da fuoco di un suo compaesano di 39 anni, avvenuto la notte dello scorso 8 giugno.

A disporre un alleggerimento della misura è stato il giudice Sergio Tosi, dinanzi al quale si è svolto in mattinata l’interrogatorio di convalida. L’arrestato, assistito dall’avvocato Raffaele Benfatto, si è avvalso della facoltà di non rispondere, lasciando però che venissero acquisite le dichiarazioni già rese davanti ai carabinieri in caserma, dove si presentò spontaneamente il giorno successivo.

Questo il suo racconto: “Intorno alle 2, mi trovavo in compagnia del mio amico. Eravamo a Cavallino, in via Caprarica e, nel mentre maneggiavamo una pistola, partiva un colpo accidentalmente che andava a colpire la sua coscia. Chiedevo allo stesso se volesse essere accompagnato in ospedale, ma si rifiutava perché temeva che ci potessero essere conseguenze per me ed essendo mio amico, si rifiutava di farsi accompagnare. Io ho insistito, ma lui è stato categorico. Nell’immediatezza non ci siamo accorti dell’entità e della gravità della ferita. Sono dispiaciuto per quanto accaduto, ho trascorso una notte insonne e ho deciso di costituirmi sin da subito. Volevo già stamattina, ma ho atteso che si liberasse il mio avvocato. Per lo spavento nelle immediatezze del fatto, mi sono liberato della pistola (calibro 7,65 con matricola abrasa, ndr) che però oggi stesso ho fatto recuperare a voi carabinieri, accompagnandovi in aperta campagna dove l’avevo occultata dietro una pietra di un muretto a secco presente sulla strada provinciale Lecce-Lizzanello”.

Il giudice ha tenuto conto che la sua versione risulta convergente con quella resa successivamente dalla vittima, inizialmente reticente, ma anche delle allarmanti modalità del fatto e la personalità dell’indagato (arrestato di recente per spaccio, annovera tre precedenti condanne definitive per violazione di domicilio, rapina, rissa e invasioni di edifici in concorso), ritenendo i domiciliari la misura cautelare più adeguata.

In particolare, quanto al possesso di un’arma da sparo clandestina, portata in luogo pubblico, il gip ha osservato che “costituisce un elemento sintomatico quantomeno della contiguità con gli ambienti criminali nel cui circuito sono solitamente reperibili tali strumenti micidiali di offesa alla persona”.

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