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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

“Il Salento come Los Angeles, grazie alla statale 16”: ambientalisti dicono no

Associazioni locali organizzano un sit- in di protesta presso la sede leccese dell'Anas, per spiegare le motivazioni del rifiuto del progetto e l'alternativa di una strada parco, sul medesimo tratto che collega Maglie ad Otranto

 

LECCE - Vista con gli occhi degli ambientalisti, e di molti comuni cittadini, la strada statale 16 che collegherà Maglie ad Otranto – la cui cantierizzazione per il primo tratto è già data per scontata – rappresenterà una rivisitazione in salsa salentina di una tipica autostrada hollywoodiana. Un progetto faraonico di cui “faremmo volentieri a meno”. L’ennesimo sacrificio del territorio in nome del dio denaro, spiegano senza molti giri di parole. 
 
Il prezzo da pagare per questa “colata di cemento milionaria”, secondo le numerose associazioni e forum che si sono dati appuntamento oggi sotto la sede leccese dell’Anas, sarebbe la scomparsa di una pregiata porzione di macchia mediterranea. Non solo ulivi secolari (ottomila su cui esiste un progetto di reimpianto), ma anche mirto, corbezzolo, salvia selvatica. L’elenco lo fa, a braccio, un biologo intervenuto alla manifestazione. Non sa dire quante siano le specie protette che compongono quella vegetazione sopravvissuta alla mano dell’uomo e germogliata ai bordi delle strade: pezzi di paesaggio che il resto del mondo ci invidia. E che dovrebbe essere il fiore all’occhiello del turismo locale, ma “destinato a soccombere secondo la volontà delle lobby del cemento”. 
 
“Cosa verranno a fare qui i turisti? A contemplare luccicanti strade asfaltate o ad ammirare lo splendore dei muretti a secco e del panorama che accompagna il percorso degli automobilisti?”, chiede una signora con ovvia enfasi. “Questa strada ci servirà a correre di più? Per arrivare qualche minuto prima o per ingolfare, per assurdo, il traffico già paralizzato e saturo verso Otranto?”.
 
La battaglia contro il progetto originario dell’infrastruttura non è priva di alternative, ma si focalizza sulla realizzazione, nel medesimo tratto, di una “strada parco”. Tutti d’accordo sulla messa in sicurezza di alcuni svincoli micidiali e dei tratti più pericolosi, ma a patto di non stravolgere gli assetti circostanti per mezzo dei cavalcavia. Non solo non ce ne sarebbe bisogno, ma il medesimo investimento milionario dovrebbero essere indirizzato altrove: ad opere di rimboschimento e costruzione di piste ciclabili, spiegano i cittadini intervenuti oggi.
 
Certo, considerata la bagarre che si è scatenata negli ultimi tempi per dare un’ accelerata all’avvio dei lavori - dopo attese bibliche da parte dei 300 operai edili del gruppo Palumbo – Leadri e per non perdere il finanziamento pubblico di 60 milioni di euro - la presa di posizione di alcuni movimenti (Forum ambiente e salute, Italia Nostra, Movimento 5 stelle per citarne alcuni) potrebbe apparire drastica. In aperta opposizione con interessi affaristici ed economici che, chiaramente, ruotano attorno all’infrastruttura. Per loro, invece, si tratta di “semplice buon senso”. E snocciolano alternative credibili per rimettere in moto la macchina edile (salvando capra e cavoli, quindi) senza “ingrossare le tasche delle lobby di potere che saccheggiano e consumano il territorio”.
 
“Questo tipo di progetti, come la Tav, ha un costo elevato ed ingiustificato rispetto a quello che poi, effettivamente, diventa il guadagno dei singoli operai. – spiega Carlo Martignano di “Italia Nostra” – L’edilizia è un settore capace di generare maggiore occupazione, se indirizzato verso opere di riqualificazione dell’esistente: attraverso la coibentazione degli edifici pubblici, la manutenzione delle strade malridotte, la depurazione delle acque”. 
 
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