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Cronaca

Il volto della Scu che cambia. E ora c'è meno distanza dalle altre mafie

La relazione del consigliere Francesco Mandoi della Dna sulle attività della criminalità organizzata. Riguardo a usura ed estorsioni: "Se i dati ipotizzati fossero veri saremmo arrivati al punto di non ritorno alla legalità"

LECCE – “Appare così, agli occhi di un osservatore superficiale della realtà criminosa – magari influenzato dalla circostanza che la vigile attività delle forze dell'ordine ed il costante impegno della magistratura abbiano portato a ripetuti arresti di quelli che sono notoriamente ritenuti capeggiare i vari gruppi della consorteria criminale - , che la Sacra Corona Unita sia un fenomeno in via di declino e che i gruppi facenti parte di tale organizzazione non abbiano più la capacità del controllo del territorio all'interno del quale operano”.

Sono parole di Francesco Mandoi, consigliere presso la Direzione nazionale antimafia, ed incaricato di descrivere l'evoluzione della Sacra Corona Unita e le attività criminali nel distretto della Corte di appello di Lecce. Quarantaquattro pagine in tutto – sulla base dei dati e delle informazioni che coprono il periodo luglio 2011 e giugno 2012 – che spiegano come la criminalità organizzata salentina sia impegnata in proficuo riposizionamento anche attraverso l’adozione di modalità di affiliazione per i soggetti esterni spendibili sulle nuove frontiere dell’attività economica molto meno appariscenti di quanto preveda la tradizionale liturgia (che pure ha registrato un certo ritorno d’attualità nelle dinamiche interne ai clan).

Il magistrato ne spiega il motivo: “Essendo poi in atto i reinvestimenti dei capitali illeciti derivanti dalle attività criminose tradizionali della consorteria criminosa - in primis il traffico di stupefacenti, poi il gioco d'azzardo, l’usura, le estorsioni e le truffe ai danni delle assicurazioni, delle quali si parlerà in seguito - e dovendosi avvalere, a tale scopo, di persone formalmente esterne all'associazione, si è deciso di evitare i rituali di affiliazione di persone che hanno disponibilità economiche per evitare che questo aspetto formale possa danneggiarli e per tenere riservata la loro partecipazione al clan”. Del resto, rispondeva Nino Padovano ad un imprenditore che gli dimostrava disponibilità, “dietro ogni affiliazione c’è un mandato di cattura”.

In una fase in cui l’uscita dal carcere di alcuni capi storici dell’organizzazione si accompagna all’estensione della frontiera dell’attività economica in comparti nuovi, la Sacra Corona unita sta anzi approfittando della perdurante crisi economica per estendere il controllo del territorio e la lucrosità di certe attività.

Di più: “Un particolare accenno – conclude Mandoi -  merita l’evoluzione del rapporto fra i gruppi mafiosi e gli ambienti della politica, soprattutto locale e delle istituzioni. Con il passare del tempo, e con i risultati che la politica di sommersione dei gruppi appartenenti alla Sacra Corona Unita sta conseguendo nelle relazioni, cui si è diffusamente accennato, con la società civile, tali rapporti sono significativamente mutati: come risulta dalle dichiarazioni dei collaboratori, non sono i mafiosi che cercano un contatto con i politici, offrendo i loro voti in cambio di qualcosa, ma sono i politici che cercano il supporto elettorale dei gruppi criminali presenti sul territorio, promettendo loro l’affidamento di lavori alle aziende che ad essi fanno notoriamente riferimento ed altri”. La cartina di tornasole di questo nuovo livello sarebbe data dagli attentati intimidatori ad opera degli amministratori locali, dei quali le cronache vantano traccia tanto negli anni scorsi, quanto anche negli ultimi mesi sebbene, per questi ultimi, le indagini siano in pieno svolgimento e non consentano conclusioni precipitose.

Il cervello pulsante che elabora i piani ed emana le direttive continua ad essere nel carcere. Anche dagli istituti più lontani, attraverso i colloqui e la corrispondenza con falsi mittenti e falsi destinatari, gli ordini vengono impartiti. E se da una parte la pax mafiosa ha fatto registrare un evidente calo degli omicidi – nel 2002/3 in provincia di Lecce se ne verificarono cinque, mentre negli anni successivi “solo” quelli di Salvatore Padovano nel 2008 e di Lucio Vetrugno nel 2010 –, dall’altra i gruppi organizzati hanno saputo consolidare vantaggiosi legami con le rotte dei traffici di sostanze stupefacenti che portano sia ad est, che verso uno dei paesi di storico approvvigionamento della cocaina, la Spagna.

Particolarmente allarmante, nella relazione, è la difficoltà di rappresentare statisticamente il volume di affari rinveniente da estorsione ed usura, ma ancor più la conclusione che potrebbe scaturirne sul piano dell’inquadramento generale della Sacra Corona Unita: “Se i dati ipotizzati circa la diffusione del fenomeno dell'usura e delle estorsioni ben al di là delle scarse risultanze costituite dalle denunce delle persone ad esso assoggettate fossero reali – come sembra potersi desumere dagli elementi che di seguito saranno esposti – , saremmo arrivati al punto di non ritorno alla legalità e sarebbe da accantonare la difesa del territorio salentino - del quale tutti, addetti ai lavori compresi, hanno fin qui escluso la mafiosità nell’accezione sociologica del termine - e prendere atto che il differenziale con le realtà mafiose “tradizionali”, quello della mancanza di consenso al fenomeno mafioso da parte della gente salentina e l’assenza di radicamento sul territorio delle formazioni criminali di tipo mafioso operanti nel Salento, è nella sostanza annullato e la nostra realtà si avvia all’accettazione delle regole mafiose”.

“Se ancora non proprio il consenso sociale, la recente strategia di ricerca di esso ha iniziato, così, a dare i suoi frutti ed ha prodotto una sorta di assuefatto disinteresse della gente alle manifestazioni criminali, un abbassamento della soglia di tolleranza di esse e la sostanziale accettazione di comportamenti delittuosi dei quali la gente continua ad essere vittima, oggi senza più considerarsi tale, come il pagamento del pizzo, prezzo della tranquillità, o il prestito usurario, ben apprezzato piuttosto che la chiusura dei canali bancari”. 

La Sacra Corona dunque cambia volto e, nonostante un incessante attività di forze dell'ordine e della magistratura che sin dagli esordi ne hanno contrastato la diffusione con risultati sconosciuti ad altre zone del Paese, ha trovato tempi e modi per reinventarsi, addentrandosi con scaltrezza nel limbo della precarietà e dell''insicurezza economica di gran parte della gente comune che ora starebbe subendo una pericolosa assuefazione alle modalità criminali.

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