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Cronaca Cutrofiano

Anziana con deficit psichici truffata per 50mila euro, prove insufficienti: assolta l’imputata

Emessa ieri dalla giudice Francesca Mariano la sentenza nei riguardi di Ilaria Melissano, 38enne di Cutrofiano, accusata dei reati di truffa e circonvenzione di incapace

CUTROFIANO - Era finita al banco degli imputati con l’accusa di aver “spillato”, insieme ad altre tre persone rimaste ignote, la somma di cinquantamila euro a un’anziana, approfittando dei suoi gravi disturbi psichici, in particolare di memoria. Ma per la giudice della seconda sezione penale del Tribunale di Lecce Francesca Mariano, chiamata a valutare la vicenda, le prove di colpevolezza non sono sufficienti, per questo ha assolto la presunta responsabile Ilaria Melissano, 38 anni, di Cutrofiano.

Si è concluso così, nella giornata di ieri, il processo in cui la donna, assistita dall’avvocato Davide Polimeno, rispondeva dei reati di circonvenzione di incapace e truffa.

Era stato il figlio della malcapitata, una 74enne di Cutrofiano, ad accorgersi degli ammanchi dal conto corrente e a sporgere la denuncia che ha poi determinato l’apertura del fascicolo d’inchiesta da parte del pubblico ministero Maria Consolata Moschettini.

Stando agli accertamenti, Melissano, insieme ad una donna che riferì di chiamarsi Melania e di lavorare nel tribunale di Lecce, di una sedicente avvocata che si sarebbe presentata come Valeria, e di un uomo, si sarebbe fatta consegnare somme di denaro in più tranche (dal maggio 2015 al febbraio 2017) sostenendo fossero necessarie per estinguere posizioni debitorie della donna, divenute oggetto di procedimenti pendenti presso la sezione distaccata del tribunale di Galatina.

Gli accertamenti della magistratura riuscirono a risalire solo a una degli artefici, identificata in Ilaria Melissano, e la pubblica accusa nel processo non aveva dubbi riguardo alla sua colpevolezza tanto da aver invocato una condanna a tre anni e nove mesi di reclusione.

Ma, come detto, le valutazioni della giudice hanno determinato una sentenza assolutoria al termine del dibattimento, in cui la vittima era parte civile con l’avvocato Ubaldo Macrì.

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