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Cronaca Alessano

Anziano legato e rapinato in casa: in quattro condannati con il rito abbreviato

Tre anni la pena inflitta ai quattro giovani imputati per la rapina compiuta il 3 marzo del 2015 ai danni di un 72enne

LECCE – Quattro condanne in abbreviato per la rapina compiuta il 3 marzo del 2015 ai danni di un 72enne di Montesardo. Il gup Alcide Maritati ha inflitto tre anni di reclusione a Luigi Rizzello, 19enne di Patù; e a tre cittadini di origine marocchina residenti nel Salento: Jalal El Mankuochi, 21 anni; e i fratelli Mohamed e Adil Manna, di 21 e 22 anni.

In quattro, con il volto coperto, tre fucili e un coltello, fecero irruzione in casa della vittima, la immobilizzarono nel giardino, la costrinsero ad aprire la porta e a disattivare l’impianto d’allarme. Una volta dentro, legarono l'anziano a una sedia della cucina e, sempre tenendolo sotto il tiro delle armi, gli intimarono di consegnare il denaro. I malviventi rovistarono ovunque e trovarono appena 50 euro in contanti e altri oggetti, tra cui cellulari, computer e piccoli elettrodomestici. Il tutto, per un valore di circa mille euro. Sicuramente, molto meno di quanto sperato. Insomma, si tuffarono a pesce in una vasca piena di pericoli per ricavarne briciole. Compiendo anche una serie di errori che in breve li avrebbero fatti scoprire.

Quella notte, dopo aver liberato l’anziano, si allontanarono in fretta utilizzando una Toyota Yaris. I carabinieri del Norm di Tricase, avviate le ricerche, all’una di notte ritrovarono il veicolo in località Posto Vecchio, frazione di Salve. Dentro c’era un pezzo di stoffa nero, confezionato a mo’ di passamontagna, con due fori all’altezza degli occhi. Mentre in casa del malcapitato, altri militari, quelli della stazione di Alessano reperirono nel cortile un rotolo di nastro adesivo e in cucina una corda di un paio di metri, usati per imbavagliarlo e immobilizzarlo.

I carabinieri risalirono all’identità dei tre ragazzi marocchini che collaborarono con gli investigatori. Sentiti alla presenza del loro legale, raccontarono di essere stati contattati da Rizzello, loro amico, accettando l’invito e concordando che avrebbero utilizzato delle carabine ad aria compressa che il ragazzo di Patù già possedeva e usate in precedenza da tutti per sparare per gioco alle bottiglie di vetro. Durante la preparazione, Rizzello avrebbe riferito loro il dettaglio che l’anziano di Montesardo era solito frequentare un bar di Patù e che la sera rincasava dopo le 19, sapendo anche quale auto usasse e spiegando già che il piano prevedeva la fuga con quella. 

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