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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Apertura anno giudiziario: il caso Ilva e l' allarme corruzione

Nella relazione del presidente della Corte d'Appello, Mario Buffa, il monito sulle infiltrazioni della criminalità. Dal procuratore generale Giuseppe Vignola difesa dell'operato della magistratura nella vicenda del siderurgico

LECCE – E’ stato inaugurato questa mattina presso il Tribunale di Lecce l’anno giudiziario. In apertura la relazione del presidente della Corte di Appello, Mario Buffa che, oltre ad un’analisi puntuale delle criticità sistemiche della macchina della giustizia, ha voluto fare una ricognizione dei casi di più stringente attualità, dalla strage di Brindisi del maggio scorso, alla “vertenza” dell’Ilva di Taranto.

Buffa, che ha aperto l’ultimo anno della sua presidenza, non ha naturalmente dimenticato lo specifico della provincia di Lecce, dove la protervia di opere pubbliche e private ha inferto ferite profonde all’integrità del paesaggio: sull’argomento ha voluto fare accenno esplicito al filobus, parlando anche della nuova frontiera della criminalità organizzata che trova sempre più spesso negli appalti pubblici terreno vergine per ricercare profitto in cambio di consenso.

Tempi della giustizia e revisione della geografia giudiziaria.

Il presidente della Corte d’Appello, nell’affrontare la questione tutta italiana della lunghezza dei procedimenti giudiziari – 7 anni e 3 mesi per un procedimento civile, 4 anni e 9 mesi per quello penale, ha specificato che al distretto di sua competenza “resta la soddisfazione di un servizio appena decente”, anche se ha messo in evidenza come, in conseguenza della legge Pinto sul risarcimento per i ritardi della giustizia, le corti d’appello siano oberate di lavoro solo per certificare le proprie inefficienze.

Un altro aspetto rilevante nell’organizzazione del sistema è quello della revisione della geografia giudiziaria, con la soppressione di molti uffici periferici. Qui Buffa ha sottolineato, oltre a delle perplessità sulle modalità di attuazione, anche le resistenze degli ambiti territoriali interessati espresse attraverso atti ufficiali delle istituzioni locali.

I nuovi profili della criminalità organizzata.

Riprendendo le parole del procuratore capo della Repubblica, Cataldo Motta, Buffa ha tratteggiato i mutamenti nel profilo operativo della criminalità, che da tempo pare essersi “inabissata”: sporadici fatti di sangue, ridimensionamento sul fronte delle estorsioni alle attività commerciali e imprenditoriali, ma impegno intenso sul versante della corruzione finalizzata nell’orientamento dell’aggiudicazione di appalti di opere pubbliche. In questo ambito Buffa ha fatto riferimento all’inchiesta sul filobus di Lecce.

Le infiltrazioni mafiose nella politica, ha detto il presidente della Corte d’Appello citando questa volta il direttore di Repubblica, Ezio Mauro, non si esauriscono con la raccolta del consenso, ma diventano ricatto permanente per le amministrazioni che, quando si oppongono ad alcune pretese, finiscono per subire atti intimidatori. Tali potrebbero essere, sostiene Buffa, quelli indirizzati negli ultimi mesi ad alcuni sindaci del territorio.

Casi eclatanti, violenza sulle donne, evasione fiscale.

Dopo aver fatto un rapido accenno ai procedimenti di cui parla tutto il Paese, dal caso Scazzi all’attentato alla scuola “Morvillo-Falcone” di Brindisi, Buffa ha indugiato su due fattispecie piuttosto diffuse ma in un certo senso taciute: la violenza contro le donne, che riguarda ambiti sociali trasversali e che si articola con una frequenza a dir poco preoccupante, e l’evasione tributaria rispetto alla quale il relatore ha voluto fare una raccomandazione: “Lo Stato si ponga come amico del contribuente onesto”, rinunciando ad atteggiamenti percepiti dall’opinione pubblica come vessatori. Ed in tal senso ha fatto  riferimento alle recenti polemiche sull’aumento delle rendite catastali degli immobili a Lecce.

Ilva e sovraffollamento della carceri.

Inevitabile il passaggio sulla controversa vicenda dell’Ilva di Taranto. Buffa, replicando indirettamente ad affermazioni ripetute dal ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, ha detto che “irreparabili” non sono solo i danni economici per la limitata attività del polo industriali, ma soprattutto quelli per la salute della popolazione. E’ necessario, ha auspicato, superare la logica del ricatto occupazionale garantendo la tutela degli abitanti dei quartieri più direttamente interessati – Borgo antico, Tamburi, Paolo VI -. Ad ascoltare le parole di Buffa, in aula anche il garante per l’autorizzazione integrata ambientale, Vitaliano Esposito, nominato dalla Corte di Cassazione.

Infine, il presidente della Corte d’Appello ha voluto accendere ancora una volta il faro sulle condizioni inaccettabili derivanti dal sovraffollamento degli istituti penitenziari citando il suicidio del giovane somalo avvenuto all’inizio dell’anno a Borgo San Nicola ed esprimendo forte rammarico per l’incapacità del Parlamento di varare l’introduzione delle pene alternative al carcere, provvedimento che pure sembrava in dirittura d’arrivo. Buffa ha stigmatizzato la presenza dei bambini in carcere e la questione degli ospedali psichiatrici giudiziari che dovranno essere chiusi in via definitiva – secondo quanto disposto un anno addietro dalla Commissione giustizia del Senato – entro il 31 marzo 2013, lasciando intendere che gli oltre 300 detenuti della struttura di Barcellona Pozzo di Gotto potrebbero essere trasferiti a Lecce.

Sul tema dell’Ilva – dopo gli interventi dei rappresentanti del Consiglio superiore della magistratura e del ministero di Grazia e Giustizia -  è tornato anche il procuratore generale Giuseppe Vignola che ha difeso a spada tratta l’operato della magistratura nella battaglia sul polo siderurgico di Taranto tra procura di Taranto e proprietà dello stabilimento, con il ruolo non certo passivo del governo nazionale che è intervenuto con provvedimenti d’urgenza e molto discussi. Con riferimento alla legge 231 dello scorso dicembre che autorizza lo sblocco dei prodotti Vignola ha parlato di “inquinamento per decreto per i prossimi 36mesi” e ha ricordato le parole sprezzanti della vita umana emerse nelle intercettazioni telefoniche ora agli atti della procura, rispetto al pericolo di nuove morti per le emissioni inquinanti. 

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