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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Apertura polo psichiatrico: agenti penitenziari pronti ad "arrangiarsi"

Esplode la protesta, sindacati schierati: "Lavoriamo in sotto organico, ci chiedono ulteriori sforzi che comprometteranno la sicurezza pubblica"

LECCE - Al grido di “arrangiatevi” il corpo della polizia penitenziaria si prepara ad affrontare l’apertura del nuovo reparto psichiatrico all’interno del carcere di Lecce, programmata (indicativamente) per il mese di dicembre. Una novità che ha tutte le carte in regola per diventare l’ennesimo problema per gli agenti penitenziari che tirano la cinghia già in condizioni ordinarie, lamentando un sottorganico pari a 166 unità in una struttura a dir poco sovraffollata (300 detenuti oltre la capienza regolamentare).

La situazione è esplosiva: per gestire la nuova sezione di osservazione psichiatrica servirebbero altri 50 agenti ma il provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria, Carmelo Cantone, non intende infoltire le fila dei poliziotti. Sarà quindi inevitabile una rimodulazione dei turni di lavoro fino alle 8 ore giornaliere su tre turni: “Torneremo a casa alle 17 per riprendere servizio poche ore dopo, alle 23 - tuonano i lavoratori che hanno organizzato una manifestazione di protesta all’ingresso di Borgo San Nicola -. Siamo già messi alla prova dalle durissime condizioni di lavoro, ora rischiamo di non poter usufruire neppure dei regolari riposi tra un turno e l’altro”.

“Quest’ulteriore sforzo rappresenta un pericolo sia per la nostra salute e per la sicurezza pubblica – aggiungono in tono allarmato -. Episodi gravissimi come l’evasione di Perrone nel 2015 o la recente fuga dall’istituto di Rebibbia potrebbero ripetersi e le responsabilità devono essere ricercate a monte, quindi nelle scellerate politiche di contenimento della spesa che hanno sguarnito le carceri in modo inverosimile”. A ciò si aggiunge un progetto che sta facendo tremare i polsi agli addetti ai lavori: la futura costruzione di un nuovo padiglione detentivo in grado di ospitare altri 200 carcerati.

La protesta è sostenuta da un cartello di 7 sigle sindacali (Sappe, Osapp, Uilpa, Uspp, Fp Cgil, Fns Cisl) che promettono di portare avanti la battaglia non solo a livello locale, ma su scala nazionale perché le responsabilità principali appartengono ai piani alti. Gli animi sono incandescenti: “Il provveditore regionale ci ha espressamente consigliato di arrangiarci e, come Ponzio Pilato, se ne è lavato le mani – precisa Ruggero Damato dell’Osapp – dimenticandosi che qui ci sono agenti chiusi, per ore, all’interno di box di tre metri quadrati per vigilare i detenuti; ci sono poliziotti che scortano pericolosissimi detenuti con mezzi obsoleti e persone che non si esercitano a sparare da 15 anni. La facesse lui l’arte di arrangiarsi oppure si tagliasse lo stipendio, insieme agli altri dirigenti, per arruolare un po’ di personale. Se non vogliono più gli agenti penitenziari all’interno degli istituti carcerari, noi siamo ben lieti di prestare servizio in un altro corpo di polizia: diversamente ci mettessero nelle condizioni di lavorare dignitosamente e senza rischiare la pelle”.

Il presidio a Borgo San Nicola

“Oltre al carico di ulteriore stress, rischiamo di perdere definitivamente i diritti acquisiti: forse a qualcuno non va bene il fatto che nel carcere di Lecce sia applicato il contratto nazionale di categoria, con un lavoro strutturato in quattro quadranti, su turni di 6 ore per squadra - sottolinea Diego Leone di Uil Pa -. Ed è bene ricordare che lo stesso presidente del Consiglio ha segnalato che la radicalizzazione delle cellule terroristiche avviene all’interno delle carceri: per tenere sotto controllo la situazione abbiamo bisogno di implementare l’organico e di un aiuto ulteriore”.

“Il personale è arrivato allo stremo e tira avanti per senso del dovere; nel 2017 altre 80 persone andranno in pensionamento: gli amministratori devono assumersi le loro responsabilità, così non possiamo continuare”, conclude Salvatore Andrea Maniglia del Sinappe.  

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