Ottiene i domiciliari l’uomo che si è definito “usuraio di professione”
Marco Calò, 47enne di Aradeo, non ha negato la gran parte di attività illecite contestate dagli inquirenti, ma ha sempre detto di non aver agito per il clan Coluccia: solo per tornaconto personale
LECCE – Alleggerita la misura cautelare a carico di Marco Calò, 47enne di Aradeo, detto “Uzzaru”, uno dei quindici arrestati all’alba del 7 febbraio scorso dai carabinieri, nell’ambito dell’ultima inchiesta in ordine di tempo sullo storico clan Coluccia della Scu, egemone nell’area di Galatina. Calò, che si è autodefinito un “usuraio per professione”, ha lasciato il carcere e ottenuto i domiciliari.
Il giudice per le indagini preliminari Sergio Tosi, ciò lo stesso che pochi mesi addietro ha firmato il provvedimento che ha disposto gli arresti, ha accolto l’istanza presentata dalla difesa, rappresentata dall’avvocata Rita Ciccarese. Il sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia, Carmen Ruggiero, aveva espresso parere negativo.
Quello di Calò è uno dei nomi principali finiti nell’indagine portata avanti dai carabinieri del Nucleo investigativo di Lecce, in considerazione dei reati che gli sono stati attribuiti. Accusato di aver fatto parte della frangia dell’associazione mafiosa riconducibile a Michele Coluccia, in particolare, per gli inquirenti, sarebbe stato l’uomo di fiducia del clan nel settore dell’usura e delle estorsioni. E davvero numerose sarebbero state le vittime incappate nel 47enne di Aradeo, fra cui anche noti imprenditori della zona colpiti dalla crisi finanziaria acuita dalla pandemia.
Calò non ha negato l’attività illecita. Tanto che, nel corso dell’interrogatorio di garanzia successivo al suo arresto, si è assunto la responsabilità di gran parte delle azioni estorsive, alcune commesse anche con violenza alle persone e mediante l’uso di armi. Arrivando a definirsi, appunto, un “usuraio per professione”. Tuttavia, ha escluso ogni responsabilità degli altri indagati e il coinvolgimento dei Coluccia. Insomma, avrebbe agito per proprio conto.
L’indagine sul “nuovo” clan Coluccia è stata chiusa ai primi di maggio con l’emissione dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, a carico di diciotto soggetti. Si attende ora che la Dda avanzi la richiesta di rinvio a giudizio.