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Cronaca

Assalto ai tifosi del Pescara sulla Lecce-Brindisi con quattro feriti: tre gli indagati

Conclusa l’inchiesta sull’aggressione avvenuta il 31 marzo del 2019 ai danni dei tifosi del Pescara avvenuta lungo la superstrada che da Brindisi porta a Lecce. Stralciate 14 posizioni

LECCE - Sono tre gli indagati ai quali nelle scorse ore è stato notificato l’avviso di conclusione dell’inchiesta sull’assalto del 31 marzo del 2019 ai danni dei tifosi del Pescara avvenuto lungo la superstrada che da Brindisi porta a Lecce, all’altezza dello svincolo Torchiarolo-San Pietro Vernotico.

Si tratta di Gabriele De Masi, 27 anni, di Lecce; Fabrizio Antonio D'Autilia, 30, di Cursi; Simone Fina, 29, di Melendugno. Tutti all’obbligo di dimora.

Secondo l’accusa, questi, intorno alle 20, un’ora prima della partita in programma nello stadio Giardiniero di via del Mare, con almeno altri cinquanta complici non ancora identificati, mentre sopraggiungeva il convoglio composto da sette minivan, auto e un pullman con i supporter della squadra avversaria, sbucarono dalle siepi e armati di mazze, spranghe e fumogeni, grosse pietre e torce luminose, invasero la carreggiata danneggiando i mezzi, uno dei quali fu anche incendiato. In quattro abruzzesi riportarono lesioni e tra questi ad avere la peggio fu il conducente dell’autobus, che mentre si dava alla fuga a piedi, fu raggiunto alla testa da un sasso, riportando ferite giudicate guaribili in non meno di 15 giorni.

Inizialmente, erano 17 gli indagati, ma a seguito degli accertamenti svolti nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal pubblico ministero Alessandro Prontera, in particolare quelli finalizzati a individuare profili genetici dei sospettati sul materiale sequestrato dalla polizia sul luogo dell’aggressione (passamontagna, un casco, tubi metallici, mazze di ferro e legno, bottiglie di vetro vuote, guanti e artifizi pirotecnici), la posizione di 14 di loro è stata stralciata. La Procura ha invece proceduto per gli altri che, adesso, avranno venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogati o produrre memorie difensive attraverso gli avvocati Giuseppe Milli, Francesco Calabro, Francesco De Iaco e Dimitry Conte.

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