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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Assolto Marco Barba: nel 1990 non partecipò all'omicidio di Carmine Greco

L'uomo, all'epoca minorenne, è stato scagionato dal siciliano Carmelo Mendolia, oggi collaboratore di giustizia, già condannato per questo omicidio e per quello di Salvatore Padovano, entrambi ordinati dal fratello Rosario Pompeo

LECCE – Non fu Marco Barba uno dei componenti del gruppo di fuoco che, il lontano 13 agosto 1990, partecipò a uno dei tanti  omicidi di mafia che in quegli anni insanguinavano la penisola salentina: quello di Carmine Greco. Barba è stato assolto con formula piena, per non aver commesso il fatto, dai giudici del Tribunale per i minorenni di Lecce. A quell’epoca, infatti, l’imputato aveva poco meno di 18 anni. Lo stesso pubblico ministero Imerio Tramis aveva chiesto l’assoluzione al termine della sua requisitoria.

Un delitto, quello di Greco, avvenuto nell'ambito della gestione del traffico di sostanze stupefacenti. Greco, avrebbe “spacciato ingenti quantitativi di droga sul territorio di Gallipoli da “cane sciolto”, senza rendere conto della sua attività all'organizzazione”. Un omicidio di cui Rosario Padovano sarebbe il mandante, e Carmelo Mendolia l'esecutore materiale. E’ stato lo stesso Mendolia, siciliano, oggi collaboratore di giustizia, a scagionare Marco Barba (fratello di Giuseppe, da alcuni mesi collaboratore di giustizia). “Raggiunsi l’abitazione di Greco a bordo di una Fiat Uno – ha spiegato il collaboratore di giustizia con lucida e spietata freddezza –, con un ragazzo di cui non ricordo il nome".

"Dopo aver attirato la sua attenzione gli sparammo diversi colpi. Tutto avvenne in presenza della moglie e del figlio della vittima”. Mendolia, già condannato in appello a 14 anni per gli omicidi di Greco e Salvatore Padovano, ha più volte affermato che non era Barba il ragazzo che lo accompagnò il quel pomeriggio di sangue. Affermazioni fatte dal killer di origini siciliane anche ad Annino Gargano, dirigente della questura di Lecce, e poi confermate dal funzionario nel corso del processo. Altri due collaboratori di giustizia, Simone Caforio e Giorgio Manis, hanno discolpato il 39enen gallipolino.

Marco Barba, attualmente detenuto, sta scontando una lunga pena detentiva. Il suo nome è finito alle cronache alcune settimane fa, quando ha tentato il suicidio ingerendo delle lamette.

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