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Cronaca Galatina

Frasi su fb e siti web sull’ex vicesindaco, la sentenza: “Non fu diffamazione”

Annullata in appello, la condanna inflitta in primo grado a Giuseppe Spoti, già consigliere comunale di Galatina. Al vaglio dei giudici alcune affermazioni pubblicate otto anni fa on line su Roberta Forte

GALATINA – E’ terminata con un’assoluzione la lunga vicenda giudiziaria che vedeva sott’accusa per diffamazione Giuseppe Spoti, 53 anni, poiché nelle vesti di consigliere comunale di Galatina, tra il settembre e l’ottobre del 2014, avrebbe offeso la reputazione dell’allora vicesindaco Roberta Forte.

In primo grado, l’imputato fu riconosciuto responsabile degli addebiti e condannato a quattro mesi di reclusione, a fronte di una richiesta di assoluzione avanzata dalla stessa Procura, ma alla fine, a conclusioni diverse è giunta la Corte d’appello di Lecce che, su sollecitazione della difesa, ha emesso un verdetto di non colpevolezza “perché il fatto non sussiste”.

Le motivazioni non sono ancora note, ma stando alle argomentazioni esposte dagli avvocati Francesco Vergine e Michelangelo Gorgoni, quelle frasi ritenute lesive sarebbero rientrate nel pieno esercizio del diritto di critica politica.

In particolare, Spoti, in quel periodo avrebbe insinuato sulle pagine di facebook e di un sito web di informazione locale, che durante il suo mandato di vicesindaco, l’avvocata Forte, esponente del partito della Rifondazione comunista, avesse ricoperto “doppi incarichi” e “affidato o favorito incarichi ufficiosi all’amico-fidanzato architetto”.

Affermazioni che nella sentenza di primo grado furono considerate  diffamatorie, essendo state “smentite clamorosamente dalle testimonianze dei numerosi testi ascoltati”, e che invece per i difensori avevano trovato ampio riscontro non solo “nelle prove dichiarative ma anche documentali”. Per esempio, secondo i legali, la sentenza nella causa contro la società, partecipata per il 51 percento proprio dal Comune di Galatina, dimostrava come la querelante, nominata assessore comunale il 4 giugno del 2012 con delega ai rapporti con l’azienda, avesse patrocinato quella causa, in tal modo ponendosi in aperto conflitto di interessi.

Quell’espressione, per la difesa, non poteva dunque ritenersi lesiva dell’onore e del decoro di Forte, essendosi Spoti limitato a riportare e criticare nella dialettica propria dell’ambito politico una situazione quantomeno non opportuna, se non di evidente incompatibilità di incarichi.

“Una lettura attenta del compendio probatorio in atti consentirebbe già di per sé di escludere la penale responsabilità dell’imputato, dovendo piuttosto riconoscere in quelle affermazioni, seppur espresse con caratteri pungenti tipici della dialettica politica, quel carattere di veridicità, oltre che di evidente interesse sociale, che la giurisprudenza ormai in maniera granitica richiede da circa 40 anni quale elemento fondante il diritto di critica”, avevano sottolineato nell’atto d’appello gli avvocati Vergine e Gorgoni.

Ora non resterà che attendere le motivazioni della sentenza che il collegio, presieduto dal giudice Carlo Errico, depositerà entro novanta giorni.

Forte era parte civile con l’avvocato Donato Mellone.

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