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Cronaca

Tentata concussione, otto anni a testa a funzionari di Equitalia

La sentenza emessa in serata a carico di Luigi Marzano, 73enne di Parabita, e Maurizio Garrisi, 65enne di Lecce. Tre le presunte vittime di richieste di somme di denaro che sarebbero state ingiustificate

LECCE – Una stangata. Otto anni a testa per tentata concussione e interdizione dai pubblici uffici. Questa la sentenza emessa nella serata, in primo grado, a carico di Luigi Marzano, 73enne di Parabita, e Maurizio Garrisi, 65enne di Lecce, rispettivamente agente di riscossione con funzioni di amministratore delegato (ora in pensione) e responsabile del servizio produzione della sede di Lecce di Equitalia.

Entrambi erano rinviati a giudizio nel marzo del 2012 per tentato abuso d’ufficio. L’accusa iniziale, tentata concussione, era stata dunque derubricata, salvo poi essere richiamata. La sentenza è stata emessa dai giudici della prima sezione penale (presidente Francesca Mariano, a latere Sergio Tosi e Alessandra Sermarini) ed ha superato persino le richieste formulate dalI’accusa, pur pesanti. Il  pubblico ministero Stefania Mininni, infatti, aveva invocato sei anni per entrambi.

Tre le presunte vittime di richieste di somme di denaro che sarebbero state ingiustificate e che per questo si erano rivolte ai carabinieri del Nuceo investigativo di Lecce, presentando le denunce che di lì a poco avrebbero fatto partire le indagini. Si tratta di un 70enne materano, di un 40enne di Nardò e di un 89enne di Lecce, che nel processo si sono costituiti parte civile con gli avvocati Amilcare Tana, Giuliano Fina e Cinzia Vaglio. Gli imputati, invece, erano assistiti dagli avvocati Gaetano Centonze e Stefano Maggio.

Stando a quanto evidenziato nelle indagini, Marzano e Garrisi avrebbero cercato di ottenere un ingiusto profitto in situazioni e modi differenti. Nel caso dell’uomo originario di Matera, ad esempio, avrebbero bussato alle porte per 3mila euro derivanti da una violazione del codice della strada, nonostante fin dal 6 dicembre del 2005 esistesse una sentenza passata in giudicato. Questa aveva stabilito che tale somma non fosse dovuta. L’agente di riscossione, in tutto ciò, sarebbe stato informato, pur continuando nelle richieste con tanto di diffida d’intraprendere azioni legali.

E lo spauracchio di andare in causa sarebbe stato ripetuto anche nelle altre situazioni. All’uomo di Lecce, con l’aggiunta di una minaccia in questo caso anche del fermo dell’auto, infatti, sarebbe stata richiesta una somma di poco più di 5mila e 660 euro riguardante la tassa sui rifiuti solidi urbani. Eppure, sembra che il Comune di Lecce avesse fornito comunicazione a Equitalia fin dai primi del novembre del 2008 di una conciliazione andata in porto con il contribuente. In tutto questo, la cifra salì fino a superare gli 8mila euro e si arrivò persino a iscrivere ipoteca sull’abitazione.

Al neretino, invece, sarebbe stata avanzata richiesta di quasi 9mila euro per il mancato pagamento dell’Irpef. Ma un’ordinanza del giugno del 2009 della V sezione tributaria aveva sospeso la cartella. Anche in questo caso, non volendo ovviamente saperne l’uomo di pagare, sarebbero continuate ad arrivare richieste di versamenti sempre più alti e minacce di ipoteche immobiliari. Si giunse alla fine alla soglia dei 9mila 365 euro e rotti. E sebbene nel frattempo il ricorso fosse stato rigettato (quindi, la sospensione del pagamento della cartella non più valida), la richiesta non sarebbe stata comunque legittima, giacché superiore rispetto alla cifra iniziale di 8mila 135 euro, quella da tenere in considerazione. Ma Equitalia avrebbe continuato a calcolare le maggiorazioni per aggi e interessi.

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