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Sabato, 20 Aprile 2024
Il "sistema Cariddi" / Otranto

Otranto, autorizzazioni e favori agli imprenditori “amici” in cambio di consenso

È la tesi della Procura della Repubblica di Lecce alla base del dispositivo che ha condotto all’arresto dell’attuale sindaco e del fratello Luciano: quest’ultimo, in particolare, continuava a indirizzare le scelte amministrative garantendo gli interessi di figure “vicine”

OTRANTO – Autorizzazioni e favori ad imprenditori “amici” nel settore turistico, per rafforzare il proprio consenso elettorale dentro un vero e proprio “sistema” teso a tutelare gli interessi di pochi e a ottenere i propri obiettivi anche bypassando le regole e i vincoli urbanistici: sono dure e circostanziate le tesi d’accusa contenute nel dispositivo, emesso dal gip del Tribunale di Lecce, Cinzia Vergine, su richiesta della Procura della Repubblica salentina e in particolare dei pm Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci, che ha portato questa mattina all’arresto del sindaco di Otranto, Pierpaolo Cariddi (di recente condannato nella vicenda Twiga e sottoposto al divieto di dimora per la storia del ripascimento di Lido Atlantis, nell’inchiesta Re Artù), e del fratello, suo predecessore, Luciano, insieme ad altre otto persone, quest’ultime, finite ai domiciliari.

Ma gli episodi passati, quelli che riguardano il lido Atlantis e la vicenda Twiga, permettono di leggere il “modus operandi” amministrativo dei due fratelli Cariddi nelle contestazioni della Procura, ovvero con la netta percezione di una gestione “personalistica” e “affaristica” basata sulla logica del “do ut des”: nell’ordinanza, infatti, si parla senza mezzi termini di “associazione a delinquere finalizzata al compimento di plurimi delitti contro la pubblica amministrazione”.

E i reati vanno dalla corruzione elettorale, per atti contrari ai doveri d’ufficio, frode in processo penale e depistaggio, concussione, turbata libertà degli incanti, turbata libertà di scelta del contraente, rivelazione di segreto d’ufficio, truffa ai danni dello Stato e della Comunità Europea, tutti con l’intento di ottenere utilità illecite e per incrementare il bacino di voti sia di Luciano Cariddi, candidato nel 2018 alla carica di senatore della Repubblica, sia del fratello Pierpaolo, diventato dal 2017 “erede” dell’amministrazione succedendo a Luciano e ricandidatosi con successo nel 2022.

Dentro questo quadro complesso, la vicinanza ad imprenditori definiti “amici” (in particolare Raffaele De Santis, Luigi Bleve e Salvatore Giannetta, ndr) avrebbe favorito investimenti economici con una “svendita” del territorio in spregio agli strumenti urbanistici vigenti e alle norme di tutela del paesaggio, grazie all’apporto delle figure tecniche presenti all’interno dell’ufficio tecnico comunale.

Gli imprenditori “amici” avrebbero garantito il supporto dei propri dipendenti e quello di altri colleghi, convincendoli sull’ottenimento di benefici e tutele dei propri interessi in caso di appoggio ai fratelli, con importanti mezzi economici utili a sostenere i costi delle campagne elettorali. Inoltre, avrebbero conferito incarichi professionali al sindaco, ai suoi familiari e ai suoi prestanome per assicurare, attraverso l’azione coordinata dei pubblici amministratori, allo studio professionale associato Cariddi, introiti costanti ma anche l’accreditamento professionale, derivante dal buon esito di tutte le pratiche da loro gestite.

Per l’accusa, inoltre, i pubblici funzionari erano consapevoli della riconducibilità dei progetti al sindaco, garantendo, a loro volta, tutela ai Cariddi di fronte ad interventi dell’autorità, i cui accertamenti sarebbero stati ostacolati e impediti dagli stessi fratelli grazie al fondamentale apporto di ufficiali di polizia giudiziaria e dell’ufficio tecnico.

L’inchiesta, denominata “Hydruntiade” nasce da una complessa attività investigativa avviata dal Nucleo Investigativo Carabinieri di Lecce nel dicembre 2017 e si avvale di intercettazioni telefoniche ed ambientali, che hanno consentito di documentare l'esistenza di un consolidato “sistema corruttivo politico - imprenditoriale che, da oltre un decennio, pervade l'amministrazione comunale di Otranto”.

L’associazione

Di questa associazione, il capo sarebbe da ricondursi nella figura di Luciano Cariddi, che sin dal 1998, attraversa in senso orizzontale e verticale le amministrazioni succedutesi, rivestendo più funzioni sino a raggiungere, nel 2007, quella di sindaco che esercita per due mandati consecutivi fino al maggio 2017 data in cui, in “continuità familiare – si legge - e in una sorta di candidatura ereditaria, subentra il fratello Pierpaolo”: “Ciò – chiarisce il dispositivo - ha permesso a Luciano Cariddi di conservare sostanzialmente intatte le prerogative di primo cittadino, in spregio delle previsioni della legge 56 del 7 aprile 2014” relativa ai due mandati.

Così facendo, avrebbe condizionato il funzionamento amministrativo anche dopo la fine del proprio mandato, fornendo direttive e specifiche indicazioni al fratello Pierpaolo, eletto sindaco al suo posto, e ai funzionari dell’Ente, soprattutto in merito al rilascio delle autorizzazioni e all’affidamento dei lavori, cercando di favorire gli imprenditori “amici” in cambio di consenso elettorale. L’ex primo cittadino avrebbe esercitato anche pressioni su pubblici ufficiali e rivolto minacce nei confronti di chi rifiutava di sottostare alle sue richieste.

Con lui, il fratello Pierpaolo, sindaco rieletto, tra l’altro, il 12 giugno scorso, alter-ego, secondo la Procura, di Luciano, tanto da condividere ogni decisione e da rappresentare agli interlocutori la totale e sostanziale interscambiabilità dei ruoli, tanto da sostituirlo anche in alcuni incontri elettorali della campagna per le politiche del 2018.

Dell’associazione farebbero parte, secondo l’accusa, i tecnici coinvolti, che, nei propri ruoli, avrebbero consentito ai due fratelli il rilascio di autorizzazioni illecite in contrasto con gli strumenti urbanistici vigenti, collaboratori che avrebbero fatto da prestanome al sindaco nei progetti realizzati da quest’ultimo per non farlo figurare in prima persona, e persino l’ex comandante della polizia locale, Vito Alberto Spedicato, che avrebbe “preavvisato” gli imprenditori vicini ai Cariddi di controlli previsti per la verifica della regolarità delle opere realizzate (stabilimenti balneari e strutture ricettive), consentendo agli stessi di documentare all’autorità giudiziaria la legittimità del proprio operato. Un episodio, in particolare, è quello relativo al Villaggio Serra Alimini Uno, riconducibile a Raffaele De Santis, dove i Cariddi di accordo con l’imprenditore, incaricano l’ex comandante e Roberto Aloisio di ostacolare e sviare un’indagine penale relativi ai reati in materia edilizia, urbanistica e paesaggistica consumatisi all’interno della struttura. 

E, appunto, gli imprenditori “amici” che garantivano il consenso elettorale in cambio della tutela dei propri interessi.

Dal Twiga alle autorizzazioni agli imprenditori "vicini"

L’episodio più noto è quello che riguarda tutto l’iter del Twiga, la figura di Raffaele De Santis, di Roberto De Santis e del figlio di quest'ultimo, e le pressioni sulla comandante della capitaneria di porto per far rimuovere i divieti di balneazione dall'area su cui ricadeva il progetto. In particolare, il primo dei tre, secondo la ricostrzione della Procura, era capace di condizionare l'operato amministrativo, ottenendo per ogni richiesta la piena disponibilità da parte dei fratelli Cariddi, venendo "agevolato" e preavvisato, con la complicità dei funzionari e del comando dei vigili urbani, anche sui controlli a cui venivano sottoposte le sue strutture. 

Ma, tra gli imprenditori amici, figura pure Salvatore Giannetta, 63enne di Minervino di Lecce, "re" dei supermercati di zona, che avrebbe garantito supporto elettorale a Luciano Cariddi nella sua corsa al Senato 2018 come fatto da De Santis (conclusasi, peraltro, con la mancata elezione, ndr), ottenendo da due fratelli, con la complicità dei tecnici comunali, l’acquisizione di un bene demaniale ubicato sul Lungomare Kennedy di Otranto, sotto la chiesa Madonna dell’Alto mare, quale amministratore unico della “Hydruntum Ipogeo srl”, e per il quale si è programmata l’illegittima trasformazione con cambio di destinazione d’uso da civile abitazione a pubblico esercizio-ristorante.

E, infine, c’è Luigi Bleve, che sosteneva elettoralmente Cariddi, affidava al sindaco tramite prestanome e ai suoi familiari incarichi professionali (lavori presso lo stabilimento Miramare, gestito dalla “Caspar s.r.l.” società di fatto amministrata dall’imprenditore e intestata alla madre ottantenne, e presso lo “Gest Resort” in zona Staffa): in cambio Bleve, sempre con la collaborazione dei tecnici comunali, otteneva i titoli e le autorizzazioni illegittime, attraverso relazioni tecniche ideologicamente false, per la realizzazione della struttura “Miramare”.

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