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Cronaca Castrignano del Capo

La fuga in un mare nero dei migranti con bimbi e donne incinte a bordo

In 52 erano stipati su un caicco di 25 metri. Avvistati all'alba dalla guardia costiera. Erano in difficoltà al largo. Sono approdati a Leuca a mezzogiorno

SANTA MARIA DI LEUCA – Onde alte e pioggia. Non un buon giorno per la navigazione. Ma chi è sospinto dalla paura e fugge da scenari di guerra e miseria ha visto ben altre burrasche. E’ anche per questo che si sfida la paura per quel mare verso il quale gli anziani invitano sempre a tenere un profondo rispetto.

A bordo di un caicco di circa 25 metri, il “Talay-1”, partito forse dalla Grecia (da stabilirsi con precisione), un gruppo di migranti ha solcato il Mediterraneo dopo aver viaggiato per migliaia di chilometri, fra vallate e monti e valicando frontiere, per raggrupparsi in qualche baia nascosta proveniente da punti diversi del globo. Pezzi d’Africa e di Asia, tenuti insieme da un solo collante: la voglia di lasciarsi alle spalle Somalia, Siria, Pakistan, Afghanistan. Chi fugge dalla follia dell’Isis, chi cerca fortuna in Europa e spera magari di ritrovare le proprie famiglie. Storie che s’intrecciano e che a volte si disperdono per sempre inghiottite dai marosi.

Non questa volta. Ce l’hanno fatta ad approdare. Ma è stata un’impresa. Erano in cinquantadue, fra loro ventitré uomini, otto donne (tre delle quali incinte), e ventuno minori, di cui sette giusto bambini che forse non avevano nemmeno mai visto prima la distesa marina. Pressati nel caicco e infreddoliti, sballottati dalle onde. Il dramma di famiglie che raccolgono i soldi rimasti, li cedono ai trafficanti di vite e si affidano a loro dopo aver abbandonato le proprie case. Magari ridotte a un cumulo di macerie per lo sgancio di qualche bomba.

L’imbarcazione in difficoltà è stata avvistata alle prime ore del giorno. I militari della guardia costiera dell’ufficio locale marittimo di Santa Maria di Leuca hanno inviato una motovedetta. Ma a causa delle onde e delle correnti, non è riuscita ad avvicinarsi al punto tale da permettere ai militari di salire a bordo e prendere il comando.

Anche per questo motivo, per molte ore non si sono avuti dettagli precisi sulla composizione del gruppo. I militari si sono così basati soltanto su quanto visto direttamente, comunicando a terra i primi dati. Subito, fra l’altro, sono state notate le donne incinte e i bambini. E questo ha permesso al personale sanitario della Croce rossa salentina, in attesa sul molo, di avere un quadro di massima della situazione. Scortata fino al porto dopo essere stata agganciata con un cavo, l’imbarcazione è arrivata verso mezzogiorno sotto un cielo di piombo, nel porto di Leuca.

Presso lo scalo marittimo i migranti sono stati accolti, fra l’altro, dai carabinieri della compagnia di Tricase. I volontari della Croce rossa salentina hanno fornito la prima assistenza. Li hanno visitati, non riscontrando patologie particolari, e hanno fornito acqua e coperte calde. Non c’è stato bisogno di trasporti in ospedale, anche se qualcuno ha mostrato sintomi d’ipotermia.

Ad attendere il gruppo c’era anche un pullman. Li ha trasportati presso il centro di prima accoglienza “Don Tonino Bello” di Otranto. Qui saranno rifocillati e avverranno le operazioni d’identificazione del pool interforze per la gestione dell’emergenza immigrazione. Si cercherà di scoprire se fra loro siano ancora nascosti gli scafisti. I quali altri non sarebbero, se non i terminali di organizzazioni più vaste, i soldati di una criminalità internazionale che continua a lucrare su bisogni e aspettative di popoli martoriati.

Ci sono un paio di sospettati, da questo punto di vista. Si tratta di due georgiani. E' evidente come la loro nazionalità "anomala" abbia funto da richiamo per gli investigatori. Sempe più spesso sono stati fermati scafisti di origine greca, albanese, in qualche caso anche italiana e, appunto, georgiana. Per il momento, non sono stati assunti provvedimenti. Il pool sta raccogliendo elementi probatori. 

L’ultimo episodio noto di uno sbarco, prima di oggi, risale al 31 marzo scorso. Quel giorno erano intervenuti, fra gli altri, guardia di finanza e carabinieri. La barca trasportava una ventina di cittadini di varie nazionalità. Scovati e arrestati i due scafisti, un albanese e un greco, nelle ore successive era finiti in manette anche un siriano per possesso di documenti falsi. Prima di allora, bisogna risalire nientemeno che a gennaio per ritrovare traccia di un altro sbarco. Quel giorno, peraltro, era stato funestato dalla morte di una donna nigeriana. Fu una tragedia di cui ancora si conserva il ricordo.    

L’approdo di queste ore potrebbe essere la prima avvisaglia di una nuova ondata di sbarchi. Un fenomeno che fino a oggi si era notevolmente affievolito. Almeno per quanto riguarda le coste salentine.

Lo sbarco nel porto

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