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Cronaca

"Banda della 166": 7 condanne e 5 assoluzioni in abbreviato

Oltre 35 anni di carcere sono stati inflitti, dal gup Nicola Lariccia, per gli imputati dell'operazione denominata "Challenge", la sfida. Un gruppo smantellato nel novembre del 2008 dagli uomini della squadra mobile di Lecce

 

LECCE – Prime condanne, a seguito di giudizio con rito abbreviato, per i presunti esponenti della cosiddetta "banda della 166", più una serie di presunti fiancheggiatori e ricettatori. Un gruppo smantellato nel novembre del 2008 dagli uomini della squadra mobile di Lecce, all'epoca diretta da Annino Gargano, nel corso di un'operazione ribattezzata "Challenge", la sfida. Un nome particolarmente evocativo, quello scelto. Perché di questo si trattò: una vera e propria sfida ad alta velocità, a cavallo del leccese e del brindisino, con la polizia, i carabinieri, le pattuglie di vigilanza. Spesso intercettati, riuscivano a svanire, oltrepassando i 200 chilometri orari. In dodici hanno scelto il rito abbreviato, mentre altri nove di loro andranno a dibattimento.

Il gup Nicola Lariccia ha condannato a 11 anni di reclusione Luciano Liuzzi, 34enne di Brindisi, ma residente a Squinzano; 7 anni per Daniele Vitale, 34enne di Tuturano (Brindisi); 6 anni per Luigi Antonio Tursi, 45enne di Surbo; 4 anni per Vito Sicilia, 28enne di Tuturano; 3 anni per Leonardo Miccoli, 39enne di Cavallino (l’imputato, assistito dall’avvocato Benedetto Scippa, è stato condannato per il solo reato di ricettazione e assolto per quello di associazione); 1 anno e 8 mesi per Cosimo Bruno, detto "Mino", 41enne di Tuturano; e 2 anni e dieci mesi per Stefano Bascià, 26enne di Cavallino. Gli imputati erano difesi dagli avvocati Ladislao Massari, Mario Ciardo e Giacomo Serio.

Assolti, invece, per non aver commesso il fatto, Santo Sparviero, detto "Santino", 46enne di Lecce; Fernando Reale, 52enne di Sogliano Cavour; Carmen Coppola, 28enne di Squinzano; Vincenza Coppola, 34enne di Surbo; e Cosimo Palma, detto "Fiorello"; 34enne di Squinzano, difeso dall’avvocato Benedetto Scippa.

Diversi esponenti del gruppo avrebbero eseguito furti e "spaccate" tra il 2007 ed il 2008. Una decina di colpi circa, spesso seguiti da inseguimenti a rotta di collo. Distributori di carburanti, negozi, rivendite di tabacchi, abitazioni private. Sotto tiro, ogni tipo di attività. Le accuse, per i più, associazione per delinquere finalizzata alla rapina, al furto, alla ricettazione, ma anche al riciclaggio di autoveicoli. Di reati contro il patrimonio, ricettazione e concorso in riciclaggio di autovetture rispondono altri dieci.

Hanno scelto il giudizio ordinario, dinanzi ai giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Lecce: Francesco Liuzzi, brindisino, 41enne; Domenico Centocelle, 58enne di Galatone; Luciano Balestra, detto "Pierino", 40enne di Brindisi; Angelo Balestra, 41enne di Brindisi; Giuseppe Casilli, detto "Pino", 43enne di Cellino San Marco; Leonardo Costa, 49enne di Corigliano d'Otranto; Giovanni Buccarella, 84enne di Tuturano; Alessandro Levante, 34enne di Trepuzzi.

Dunque, un'intera organizzazione ben ramificata, secondo gli agenti della squadra mobile di Lecce ed il sostituto procuratore Francesca Miglietta, la quale richiese dodici arresti, con ordinanza firmata dal gip Maurizio Saso. Vertici consolidati, la base - composta da elementi intercambiabili - ed i ricettatori, che spesso avrebbero fornito le indicazioni su cosa razziare. Le indagini presero le mosse nel gennaio del 2008, sulla scorta di una serie di assalti che sembravano ricondurre ad un'unica matrice: un gruppo in grado di agire usando vetture di grossa cilindrata per seminare le forze dell'ordine. L'inchiesta permise di individuare i luoghi dove venivano nascoste le auto rubate per le azioni notturne, un'Alfa 166 ed un'Alfa 156 station wagon, entrambe con targa svizzera e rubate fra Lecce e provincia. In un garage sotterranee di un'abitazione estiva della marina di Casalabate, la polizia trovò uno dei luoghi dove venivano nascosti refurtiva e mezzi. Era il marzo del 2008. Furono rinvenuti la 156 ed attrezzi vari: guanti, torce e soprattutto uno dei “mefisto” impiegati per nascondere i volti.

Operazione "Challenge: i sette condannati

La 166 fu invece scovata nelle campagne di San Vito dei Normanni, nel brindisino. La squadra mobile di Lecce, che operò con il reparto prevenzione crimine della questura di Brindisi, ritenne che fosse proprio questo il veicolo preferito per furti con "spaccata", ovvero sfondando le vetrate degli obiettivi prescelti con l'auto lanciata in velocità. Negozi, dunque, ma anche ruberie di auto, sempre di grossa cilindrata, che sarebbero poi state smistate verso i ricettatori.

Le auto, appunto. Sarebbero finite soprattutto nel brindisino, per essere riciclate anche grazie l'apposizione di targhe appartenenti a veicoli simili per modello e serie, e che avevano subito incidenti stradali. Il 23 aprile del 2008, quindi, dopo il furto di un Daily e di un'autovettura, consegnati ai ricettatori di Brindisi, la squadra mobile - che nel frattempo aveva monitorato la situazione - riuscì a risalire ad alcuni dei principali promotori della presunta associazione criminale, i fratelli Liuzzi e Vito Sicilia. Trovati così anche la 166, arnesi per lo scasso, centraline per l'avviamento di vari tipi di vetture e, in casa del padre dei Liuzzi, durante la perquisizione, un fucile da caccia di marca Franchi, con canne sovrapposte, risultato rubato nel 2000 a Brindisi.

In carcere, in quanto ritenuti i maggiori esponenti della banda, finirono i fratelli Liuzzi, Daniele Vitale, Vito Sicilia, Leonardo Miccoli, Stefano Bascià, Luigi Tursi e  Cosimo Palma. In qualità di ricettatori: Domenico Centocelle, i fratelli Luciano e Angelo Balestra. Cosimo Bruno, che in un primo momento era sfuggito alla cattura, si consegnò qualche giorno dopo. Tutti gli altri, con ruoli di secondo piano, furono denunciati a piede libero.

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