rotate-mobile
Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Barattoli di pelati per dire no alle scorie nucleari

Gli attivisti di Greenpeace consegnano barattoli di pelati ai clienti della Banca Intesa San Paolo in via Oberadn a Lecce. Sulle etichette la spiegazione della protesta: "Quelle centrali a rischio"

Rieccoli quelli di Greenpeace puntare il dito contro le strategie energetiche di Enel. A Lecce, come in altre 20 città italiane, gli attivisti si sono presenti questa mattina presso le agenzie della banca Intesa San Paolo per distribuire ai clienti delle filiali finti barattoli di scorie nucleari e
volantini contro gli investimenti nel nucleare sovietico. E' la seconda giornata di protesta contro la decisione di Intesa San Paolo di finanziare il progetto Enel per il completamento di due vecchi reattori di tecnologia sovietica pre-Cernobyl a Mochovce, in Slovacchia. E tre ambientalisti facenti parte del gruppo di Lecce si sono presentati di fronte Banca Intesa in via Oberdan con i barattoli che in realtà contenevano pelati, ma sulle cui etichette c'era scritto ben altro.

Un ragazzo e due ragazze nella tradizionale tuta arancione hanno spiegato ai clienti che uscivano ed entravano nella banca, che "Intesa Sanpaolo ha concesso un finanziamento di circa 100 milioni di euro a Enel, senza aver richiesto alcuna garanzia sulla sicurezza dei reattori, contro gli stessi principi di sostenibilità che ne dovrebbero ispirare l'attività" . Reattori che, stando a Greenpeace, non sarebbero stati sottoposti ad alcuna procedura di Valutazione di Impatto Ambientale e sarebbero anche sprovvisti del guscio di protezione necessario per evitare fughe di radioattività in caso di incidenti gravi, come l' impatto di un aereo. Enel, sempre secondo gli attivisti ambientalisti, avrebbe anche affermato che non intenderebbe realizzare tale struttura perché giudicherebbe improbabili tali incidenti.

"Intesa Sanpaolo punta molto sulla salvaguardia dell'ambiente, ma solo a parole. In realtà non è affatto un soggetto responsabile, come la sua pubblicità vorrebbe farci credere - afferma Paola Montefusco, responsabile Gruppo Locale di Lecce di Greenpeace - ecco perché chiediamo al gruppo di non finanziare con i soldi dei cittadini italiani quello che potrebbe risolversi in un disastro nucleare". Gli fa eco Francesco Tedesco, responsabile Campagna Energia e Clima di Greenpeace: "Sebbene il tema del nucleare sia nell'agenda politica di questi ultimi mesi, continua a esserci pochissima informazione sugli investimenti di Enel nel nucleare", spiega, "e i nostri volontari stanno distribuendo finti barattoli di scorie radioattive per denunciare che ogni anno la centrale di Mochovce produrrà, considerando solo il combustibile irraggiato, circa 145 tonnellate di scorie, pari a 360 mila barattoli di pomodoro".

C'è da dire che nei giorni scorsi Greenpeace ha fatto ricorso alla Commissione europea in quanto le condizioni contrattuali garantite a Enel dal Governo slovacco per farsi carico del completamento dei reattori, si configurano come aiuti di stato illegali. L'associazione ambientalista ha anche intenzione di citare in giudizio lo stesso Governo slovacco per non aver avviato la necessaria procedura di Valutazione di Impatto Ambientale per Mochovce, come richiesto dalla legislazione europea. Per saperne di più sull'iniziativa: https://www.greenpeace.it.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Barattoli di pelati per dire no alle scorie nucleari

LeccePrima è in caricamento