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Cronaca

Protesi pericolose, esposto del Codacons: "Verificare responsabilità della Regione"

L'associazione per la difesa dei consumatori ha presentato nei mesi scorsi un'istanza di accesso per sapere se siano stati richiamate le persone con l'impianto pericoloso per un follow-up, ma senza ottenere alcuna risposta. "Rispettata la circolare ministeriale?"

BARI – L’esposto è stato presentato a Bari, ma le conseguenze si potrebbero riverberare sull’intera regione, dalla Daunia al Capo di Leuca, perché nel mirino vi sono le protesi all’anca Depuy, ritenute pericolose, e il risarcimento per ogni residente in Puglia può arrivare fino ad un milione di euro. E’ il Codacons a portare avanti la battaglia, riponendo l’attenzione sulle possibili responsabilità che potrebbero nascere in capo all’amministrazione di via Capruzzi per protesi pericolose che potrebbero essere state impiantate nelle strutture sanitarie regionali.

Il capitolo attuale segue una vicenda nata nei mesi scorsi, quando l’associazione di difesa dei consumatori ha presentato un’istanza d’accesso alla Regione per conoscere le attività svolte a tutela della salute dei cittadini, considerato che il ministero della Salute, attraverso una circolare, ha imposto a tutte le strutture sanitarie di richiamare i portatori di protesi all’anca Depuy. Questo, ovviamente, per sottoporli a follow-up ravvicinato. Stando al Codacons, però, la Regione Puglia non avrebbe mai risposto.

“La condotta posta in essere dall’amministrazione potrebbe integrare il reato di omissione d'atti d'ufficio”, scrive l’associazione nell’esposto. “Tale comportamento è palesemente illegittimo se solo si considera che altre Regioni, cui l’istanza è stata inoltrata, hanno risposto sia pur parzialmente”.

“Considerata che la pericolosità dovuta al dosaggio quotidiano dei metalli presenti nelle leghe protesiche comporta un significativo aumento dei valori ematici ed urinari del cromo e del cobalto, con gravissimi danni alla salute dei pazienti, in quanto potrebbero, come scientificamente dimostrato,  causare la cosiddetta “cardiopatia da cobalto” – prosegue il Codacons -,  oltre che carcinomi alla vescica, reni e fegato, il mancato richiamo di tali soggetti portatori di protesi fallate, al fine di sottoporli al follow – up, verificandone lo stato di salute, si configura come un grave danno”.

Il Codacons ha quindi chiesto alla Procura di Bari “di compiete tutte le indagini necessarie la fine di accertare se nei fatti esposti siano ravvisabili responsabilità nei confronti della Regione Puglia”  e di accertare se l’ente “abbia adempiuto alle direttive del ministero della Salute verificando se le Asl competenti per territorio abbiano effettivamente contattato i pazienti portatori di protesi”. 

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