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Giovedì, 25 Aprile 2024
Provvedimento del giudice della prevenzione

Barone del Mare, cessata l’amministrazione giudiziaria. “Nessun pericolo infiltrazione”

La società di gestione dell’omonimo villaggio turistico di Torre dell’Orso torna nella piena disponibilità dei proprietari al termine dei due anni di controllo e amministrazione giudiziaria disposta dopo la sospensione dell’interdittiva antimafia. Esclusi possibili condizionamenti

LECCE - Dopo la sospensione dell’interdittiva antimafia di due anni addietro e l’avvio dell’amministrazione giudiziaria ritorna nella piena disponibilità dei proprietari, Hermes e Greta Mazzotta, la società Pgh Barone di Mare srl, gestore dell’omonimo complesso turistico “Villaggio Barone di Mare” di Torre Dell’Orso finito nel tourbillon del procedimento giudiziario legato all’inchiesta della “frode carosello”.

La stessa società, impegnata nell’attività alberghiera e di villaggi turistici nella zona di Torre dell’Orso, era tra quelle colpite da interdittive antimafia da parte della prefettura tra il novembre 2020 e il gennaio del 2021.

E, dopo aver subito avanzato ricorso al Tar di Lecce, aveva richiesto al tribunale di sottoporsi spontaneamente all’istituto del controllo giudiziario, misura che viene concessa soltanto nell’ipotesi in cui il supposto pericolo di contaminazione mafiosa ravvisato dalla prefettura sia ritenuto meramente occasionale e quindi superabile dall’impresa con il monitoraggio di un soggetto nominato dall’autorità giudiziaria.

Per l’effetto, l’attività della struttura era ripresa a pieno regime, con la consequenziale sospensiva dell’interdittiva e la salvaguardati anche di tutti i posti di lavoro.

Ora i giudici della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Lecce, hanno dichiarato cessata  anche la misura di amministrazione giudiziaria per la totale assenza di qualsiasi pericolo di infiltrazione mafiosa dell’azienda. I titolari della società sono assistiti dagli avvocati Saverio Sticchi Damiani, Paolo Spalluto e Alessandra De Pascalis.

Le tappe della vicenda

La vicenda ha origine ben due anni addietro, nel momento in cui la società Pgh Barone di Mare srl è stata colpita da interdittiva antimafia adottata dalla prefettura di Lecce sul presupposto che potesse esserci un pericolo di infiltrazione mafiosa.

Come detto all’epoca dei fatti, la società ha chiesto e ottenuto, dal Tribunale della prevenzione, di essere ammessa al controllo giudiziario al fine di dimostrare, mediante il monitoraggio da parte di soggetti nominati dal tribunale, l’assoluta trasparenza dell’operato societario e l’assenza di collegamenti con la malavita.

Dopo un anno di controllo giudiziario, la misura è stata convertita in amministrazione giudiziaria, a titolo sanzionatorio per il solo fatto che non era stata comunicata la stipula di un contratto ai controllori.

Alla scadenza del biennio (un anno di controllo e un anno di amministrazione giudiziaria) il giudice della Prevenzione, chiamato ad esprimersi sui risultati delle due procedure, dopo aver precisato che già al momento dell’ammissione dell’azienda a controllo giudiziario, due anni fa, il pericolo di “soggezione o di agevolazione mafiosa dell’azienda si prefigurava assolutamente remoto e improbabile”.

Oggi, a valle di un biennio di stretto monitoraggio, ha concluso che “l’amministrazione giudiziaria disposta, in conformità a quanto concordemente richiesto dal pubblico ministero e dalla difesa della società può, dunque, dirsi positivamente conclusa alla sua scadenza naturale, senza che si renda necessaria al proroga dell’amministrazione o l’applicazione di altre misure di prevenzione patrimoniale, dovendo recisamente escludersi, alla luce degli elementi istruttori acquisiti, ogni sospetto di infiltrazioni mafiose, idonee a condizionare la gestione della società in esame”.

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