Bicicletta elettrica, nessun errore della polizia locale: le multe erano sacrosante
Un conducente s'è rivolto al giudice di pace, che però gli ha dato torto. Dal 2017 omologazione e immatricolazione d'obbligo
LECCE – Che sia una bicicletta elettrica è evidente. Sulla parte frontale la dicitura è riportata per ben due volte, e a caratteri cubitali. E per questo tipo di veicoli, il Regolamento europeo numero 2013/168, entrato in vigore il 1° gennaio 2017, rende obbligatorie omologazione e immatricolazione. Di fatto, sono assimilabili alla categoria dei ciclomotori.
Ciononostante, il conducente di uno di questi mezzi si è rivolto al giudice di pace, sostenendo che due verbali elevati il 21 ottobre del 2017 dovessero essere annullati, trattandosi, a suo dire, di una “bicicletta a pedalata assistita”. Ma con la sentenza numero 308/19 del 18 gennaio scorso, il giudice ha respinto il ricorso. Dando piena ragione alla polizia locale.
Due agenti del comando di viale Rossini avevano contestato la violazione degli articoli 193 e 97 del codice della strada, perché l’uomo era stato trovato alla guida di un “velocipede a motore elettrico” sprovvisto di copertura assicurativa e di carta di circolazione. E il giudice ha valutato una scheda di descrizione tecnica e i rilievi fotografici, confermando i verbali.
In fin dei conti, al di là delle scritte che già dichiarano apertamente il tipo di veicolo, vi sono in questo caso elementi come un potenziometro acceleratore a leva, un limitatore di potenza e un motore autonomo e non ausiliario (tipico, quest’ultimo, delle biciclette a pedalata assistita), che ne consente la circolazione senza dare una sola spinta con i propri muscoli. Insomma, nessuna assistenza al pedalatore. Quel motore cammina da sé.