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Cronaca Racale

Bimbo scomparso da 38 anni, rubati in casa fascicolo e lettera della madre

Nuovo mistero nella vicenda legata a Mauro Romano, svanito nel nulla a Racale la sera del 21 giugno 1977. Aveva solo 6 anni. A portarlo alla luce i genitori, durante la trasmissione "Il graffio". Svaniti il fascicolo relativo alle indagini e anche una lettera in cui la madre raccontava

LECCE – C’è un nuovo mistero nella vicenda legata alla scomparsa di Mauro Romano, il bambino di sei anni svanito nel nulla a Racale la sera del 21 giugno 1977. A portarlo alla luce i genitori di Mauro, i coniugi Natale Romano e Bianca Colaianni. Loro, in tutti questi lunghissimi anni, non hanno mai dimenticato, hanno continuato a vivere nelle menti e nei cuori una scomparsa dolorosa e un vuoto incolmabile, provando a dare una spiegazione ed un volto all’autore di un simile gesto.

Una ferita mai rimarginata neanche dai decenni trascorsi, un arco di tempo lunghissimo che è servito a provare a ricostruire, tassello dopo tassello, un mistero mai risolto. La coppia ha raccontato, nel corso della puntata di ieri de “Il graffio”, la trasmissione di approfondimento di Telenorba, di un furto subito a fine gennaio scorso.

Da una cassaforte è stato sottratto, oltre a cinque orologi svizzeri, la copia del fascicolo d’inchiesta relativo alla scomparso del figlio. Ancora più strana e misteriosa è la sparizione di una lunga lettera redatta dalla madre al figlio scomparso in cui la signora Colaianni ha scritto la propria verità riguardo alla dolorosa vicenda. Qualcuno ha trovato il quaderno in cui la donna aveva scritto la lettera, ne ha strappato i fogli, e lo ha rimesso a posto. Un atto, oltre che strano e misterioso, dai contorni inquietanti.

Il fascicolo sulla scomparsa di Mauro è stato archiviato nel 2012. A portare alla riapertura delle indagini era stata, nel novembre 2010, la denuncia presentata al procuratore Cataldo Motta dai genitori della persona scomparsa. Una denuncia basata sul racconto, avvenuto nel 1998, di un amico dei genitori di Mauro, morto poi in un incidente stradale circa dieci anni fa.

L’uomo, testimone di Geova come i coniugi Romano, riferì che a rapire il bambino era stato una persona vicina ai genitori, che all’epoca della scomparsa di Mauro frequentava la loro casa assiduamente. Il motivo del rapimento era da ricercarsi nel denaro promessogli da qualcuno in cambio del bambino. “Non sporgemmo denuncia – scrissero i coniugi Romano – perché la nostra religione non lo permetteva e non lo permette. La nostra religione, infatti, non consente a un fratello di portare in giudizio un altro fratello della stessa religione”.

romano due-2Quel vincolo però era finalmente caduto: quell’uomo non faceva più parte della congregazione. Una pista che, però, non aveva portato a nulla, tanto che già a luglio scorso La Procura aveva chiesto l’archiviazione, poi rigettata dal gip. Come in un romanzo, infatti, la storia di Mauro Romano si era legata a quella di Vito Paolo Troisi, il boss della Sacra Corona Unita in carcere dal 1997 con una condanna all’ergastolo per omicidio.

Troisi aveva chiesto, attraverso un telegramma, di essere ascoltato. In un primo interrogatorio l’egastolano aveva dichiarato di conoscere Mauro ma di non ricordare nulla di quel pomeriggio. Secondo la ricostruzione dei fatti, il bambino poco prima di sparire aveva giocato con degli amici nei pressi di un deposito di rifiuti. E tra quegli amici c’era proprio Troisi.

Un’altra pista che, però, come tante altre, non ha portato a nulla. Quel 21 giugno del 1977 era un pomeriggio caldo, afoso, pieno di luce e di mistero come ogni solstizio d’estate. Mauro con il fratello Antonio, di pochi anni più grande, si trovava a casa dei nonni materni, in vico Immacolata a Racale. Natale Romano e Bianca Colaianni, infatti, erano partiti per Poggiomarino, un piccolo comune in provincia di Napoli, per assistere ai funerali del papà di Natale. Antonio si allontanò in compagnia di uno zio per assistere ad una gara ciclistica. Mauro, invece, scomparve nel nulla.

Le indagini, condotte dai carabinieri della stazione di Taviano, grazie anche all’ausilio di alcuni cani, indirizzarono le ricerche nella località denominata “Castelforte”. Qui in un trullo, precisamente su un giaciglio di erba secca, fu trovato un batuffolo di ovatta, usato, presumibilmente, come tampone narcotizzante. Pochi giorni dopo la scomparsa, i genitori di Mauro ricevettero diverse richieste di riscatto, pari a circa 30 milioni delle vecchie lire. Le indagini in tal senso portarono all’arresto di Antonio Scala, che raccontò che il piccolo Mauro era nella località di Castelforte, in custodia presso una donna con i capelli biondi.

Tale riscontro non ebbe però alcun esito. Quella di Mauro Romano è una scomparsa che in paese nessuno ha dimenticato. E’ tracciata sull’asse Racale-Castelforte, con ogni probabilità, la soluzione di un mistero che ha sconvolto un’intera comunità, facendo leva su omertà e connivenze. Forse, come sostengono nella denuncia i genitori di Mauro, la chiave di questo caso è proprio nella figura di un uomo, così vicino alla famiglia Romano, che potrebbe aver portato via il loro bambino a bordo di una Vespa blu. Oppure la sua non fu una scomparsa misteriosa ma un tragico incidente, e di una giovane vita finita tragicamente in uno dei tanti pozzi di cui è disseminata la campagna del Salento.

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