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Cronaca Cavallino

Bomba carta nella notte devasta vetrata del negozio

Un'attività gestita da un 43enne cinese in via Leuca, nel rione Castromediano, è stata presa di mira da alcuni ignoti. La potente deflagrazione avvertita intorno all'1,30. Sul caso indaga la polizia

Era da tempo che a Lecce non si sentiva l'eco sordo delle bombe. Gli ultimi botti, quelli assordanti, iscritti nella relativa tranquillità del Capodanno. E invece, un ordigno è tornato a scuotere la notte, quella appena trascorsa, facendo sobbalzare nel sonno molti residenti, che ne hanno udito forte e chiaro il rombo, come un tuono artificiale, seguito dal suono inconfondibile della cascata di vetri. E anche se si tratta di un ordigno rudimentale, dietro ci sarebbero mani esperte. La bomba, di medio potenziale, secondo quanto stabilito al momento dagli inquirenti della squadra mobile di Lecce, è stata piazzata e fatta esplodere nei pressi della saracinesca di un negozio di abbigliamento. Si tratta di uno dei tanti atelier e attività commerciali in genere, sorti negli anni in via Leuca, nel rione Castromediano (che ricade sotto il demanio di Cavallino), gestiti da extracomunitari provenienti dalla Cina.

Il proprietario, in questo caso, è un 43enne senza problemi con la giustizia, residente da anni nel capoluogo salentino. Il negozio sorge in una palazzina ad un piano. Sotto, negozi. Sopra, appartamenti abitati da alcuni anziani. La bomba carta ha infranto la saracinesca e la vetrata, con danni quantificabili in circa 3mila euro, visibili anche all'esterno, sotto un balcone, dove sono presenti alcuni annerimenti e sono letteralmente esplosi i caratteristici lampioni rossi che indicano la presenza di un'attività cinese. La deflagrazione è stata segnalata intorno all'1,30 da alcuni residenti, anche se il fragore è stato avvertito anche da alcuni agenti di polizia, intervenuti immediatamente sul posto. Pochi i dubbi sulla matrice. Gli investigatori propendono per un attentato intimidatorio compiuto, con ogni probabilità, da malviventi del posto. Dunque, non ci dovrebbe essere dietro, come accade nelle metropoli dove le comunità sono più estese e radicate da anni, una forma di racket interno agli stessi cinesi residenti nel Salento.

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