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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Nardò

Bombe carta e incendi a Nardò, in carcere il presunto autore seriale dei danni

Gli agenti di polizia del commissariato locale hanno arrestato un 36enne neretino per i ripetuti episodi avvenuti dal 9 settembre al 16 ottobre scorso, uno dei quali molto plateale

NARDò – Il primo episodio, quello più rumoroso (in tutti i sensi) risale al pomeriggio del 9 settembre scorso, proprio mentre Nardò era distratta dalla campagna elettorale in corso. Quel giorno era stata lanciata una bomba carta contro l’abitazione di una coppia, lui operaio di 63 anni  e lei collaboratrice scolastica di 59, che hanno due figli di 39 e 32 anni. E i danni non erano stati da poco. Il penultimo caso, invece, porta la data del 10 ottobre, un incendio appiccato nel giardino della stessa abitazione, sulla parte retrostante, quella che si affaccia in via Raho.

Video | Il momento dell'arresto

Dietro a questi episodi – tre quelli contestati, compreso un terzo incendio, l’ultimo, del 16 ottobre -, vi sarebbe la mano di Cosimo Damiano Prete, 36enne neretino, con diversi precedenti. Ad arrestarlo, dopo indagini, sono stati gli agenti di polizia del commissariato locale, che nel pomeriggio hanno eseguito la misura di custodia cautelare in carcere emessa da giudice per le indagini preliminari.

Diversi gli attentati a Nardò

I rilievi svolti dalla polizia scientifica, anche acquisendo immagini dai sistemi di videosorveglianza della zona, hanno permesso di indirizzare quasi subito le indagini verso Prete, ricostruendo in modo minuzioso dinamiche e modalità che hanno caratterizzato i fatti.

Le accuse mosse nei confronti di Prete sono: estorsione, detenzione e porto abusivo in luogo pubblico di ordigno esplosivo del tipo “bomba carta”, attentato esplosivo, danneggiamento a seguito di esplosione danneggiamento a mezzo incendio e cessione ripetuta di sostanza (cocaina) per un valore di circa 100mila euro. Il gip, su richiesta del pubblico ministero, ha emesso l’ordinanza di applicazione della misura cautelare personale in carcere, ritenendo possibile la ripetizione di altri reati simili.

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