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Cronaca

Ennesimo dramma. Detenuto si suicida nell'infermeria del carcere

Si tratta di un somalo 38enne, da un anno a Borgo San Nicola, per reati contro il patrimonio. Avvisato il consolato. Il sindacato nazionale Osapp della penitenziaria rilancia i temi caldi: sovraffollamento e personale carente

LECCE - Mohamed Abdi, un detenuto somalo di 38 anni, è morto suicida ieri pomeriggio nel penitenziario di Borgo San Nicola, a Lecce. L’uomo era detenuto da circa un anno per reati contro il patrimonio. La salma è stata trasportata presso l’ospedale “Vito Fazzi”. Le autorità locali hanno avvisato il consolato, perché sembra che l'uomo non abbia parenti in Italia.

Il fatto è avvenuto alle 18 di ieri, nel giorno dei festeggiamenti per l’Epifania, nell’infermeria del carcere. L’uomo si è suicidato per impiccagione in una delle celle, come rende noto l’Osapp, uno dei sindacati dei “baschi azzurri”. Che, in una nota, a firma del vicesegretario nazionale, Domenico Mastrulli, spiega: “Anche se immediati, i soccorsi dei pochi agenti lasciati nella programmazione dei servizio nella serata festiva di ieri, non sono serviti”.

L’ultimo suicidio nel carcere di Lecce, come noto vessato da vari problemi, fra cui un sovraffollamento mai risolto, risale al 30 luglio dello scorso anno. Fu un detenuto campano a togliersi la vita, nella sua cella. Ma diversi sono stati anche i tentativi, per fortuna stroncati in extremis, di tanti altri detenuti di togliersi la vita.  

“L’Osapp – scrive nel comunicato Mastrulli - condivide la recente presa di posizione esternata dall’arcivescovo di Lecce, monsignor Domenico D’Ambrosio, che nell’omelia di Natale ha parlato del sovraffollamento delle carceri pugliesi, esternando concreta preoccupazione per le pessime condizioni degli istituti di pena e della vita interna. Una preoccupazione ampiamente condivisa dal sindacato e dai poliziotti aderenti all’Osapp, che rilancia la carenza di uomini e donne nell’ organico nei reparti detentivi delle carceri e  dei nuclei traduzioni e piantonamenti che operano sotto scorta nell’accompagnamento dei detenuti nelle aule di giustizia, per il trasferimento di sede e per urgenti ricoveri esterni”. E ricorda “gli episodi di questi mesi a Foggia e Lecce, che sembrano scambiarsi la staffetta in negativo sui suicidi, tentativi di suicidio, aggressione ai poliziotti”.

Proprio per stigmatizzare tutte le problematiche, il sindacato, che punta l’indice su ministero e dipartimento, si dice pronto a dichiarare anche uno stato di agitazione, con  l’astensione dalla mensa di servizio e proteste nelle strade pugliesi.

“A Lecce - dice Mastrulli - la conta sfiora e supera di giorno in giorno quota mille e 400, a Bari quota 650 e a Taranto, tra 650 e i 700 detenuti. Qui, accadono sempre fatti incresciosi che certamente gettano amarezza e sgomento su chi esternamente apprende le notizie dal calvario del penitenziario”. 

Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’Ugl. Per il segretario territoriale, Antonio Verardi, “l’ennesimo suicidio nel carcere di Lecce, riporta tristemente alla ribalta la necessità di impegnare maggiori sforzi e risorse economiche, nell’assistere chi, al di là dei motivi, è costretto in regime di detenzione”. Anche Verardi rimarca il problema del sovraffollamento, che “amplifica esponenzialmente i problemi di gestione rinvenienti dall’insufficente  numero del  personale della polizia oenitenziaria e dagli  insufficienti supporti sanitari ed assistenziali”.

“E’ una complessiva realtà – aggiunge -, che non può che porre delle priorità di intervento, che più volte sono state sottoposte da associazioni e rappresentanze sindacali, ma che alle quali, sono state preferite strategie che hanno offerto la corsia preferenziale a soluzioni di tipo imprenditoriale, come la costruzione di nuovi istituti di pena, oppure, congetture filosofiche sulla rivisitazione del codice penale. L’individuo, in secondo piano, visto sempre come un costo che deve essere gestito”.

“Allora, partendo dall’assunto che il personale di polizia penitenziaria, le rispettive amministrazioni carcerarie, il personale sanitario e volontario, non possono certo fare miracoli, né li si può chiedere di più, è chiaro che  l’opportunità di affrontare il problema in termini compiuti è di certo nelle mani di chi dovrà legiferare in merito. In un momento di stallo parlamentare come quello che stiamo vivendo – conclude Verardi -, non possiamo fare altro che auspicare un impegno immediato in merito  appena sarà possibile, nella speranza che vengano non solo ascoltati ma fattivamente considerati gli indirizzi di chi determinate condizioni le vive”.

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