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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Briganti: l'ultimo latitante catturato non risponde alle domande del giudice

Il 43enne leccese che era sfuggito in prima istanza al maxi-blitz della squadra mobile, s'è avvalso della facoltà di non rispondere nell'interrogatorio in carcere del gip Alcide Maritati. L'uomo è stato arrestato venerdì scorso

 

LECCE – Ha scelto la linea del silenzio, Pasquale Briganti. Quarantatreenne, leccese, è ritenuto uno dei leader di una presunta organizzazione affiliata alla Scu, che nel capoluogo, e non solo, avrebbe gestito un ampio raggio di attività illecite: gioco d'azzardo (con la gestione delle bische clandestine), la riscossione del “punto” (la tangente sul commercio di droga svolto da spacciatori non inseriti nell'associazione), il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti, la riscossione delle estorsioni e la gestione dei rituali delle nuove affiliazioni.

Briganti, sfuggito in un primo momento al blitz della squadra mobile, nell’operazione ribattezzata “Cinemastore” del 24 maggio scorso, e poi ammanettato nei giorni scorsi dopo una lunga latitanza gestita con una certa disinvoltura, questa mattina s’è avvalso alla facoltà di non rispondere, alle domande del gip Alcide Maritati, nell’interrogatorio presso il carcere di Lecce. Difeso dagli avvocati Antonio Savoia e Giovanni Arigò, Briganti non ha dunque ammesso o smentito nulla di quanto gli viene attribuito dagli inquirenti della procura leccese.

BRIGANTI Pasquale[1]-2-2-2Briganti è stato arresto nel pomeriggio di venerdì. L'ultimo dei volti sfuggiti al blitz, dopo i fratelli Giuseppe e Roberto Nisi, 51e 59 anni, di Lecce: il primo si era però consegnato alla giustizia poche ore dopo, il secondo era stato fermato il 12 maggio scorso nella stazione Termini di Roma.

Briganti si trovava in spiaggia, in località Capilungo, una delle marine di Alliste, con la figlia della convivente, un'amica di questa e altri conoscenti. Secondo gli investigatori, la fuga sarebbe stata favorita da continui cambi di domicilio, facendo presagire una fitta rete di contatti di copertura.

Secondo quanto emerso nel corso delle indagini, i fratelli Nisi sarebbero inseriti a pieno titolo nei ranghi della Scu, con un peso consistente su Lecce e in stretto rapporto con Briganti, a sua volta considerato storico rappresentante della mafia salentina. Briganti, in particolare, avrebbe assunto, su Lecce e dintorni, il ruolo di responsabile dell'organizzazione mafiosa alla quale gli affiliati si rivolgevano per risolvere le controversie interne e per assicurare il rispetto delle regole. 

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