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Cronaca Martano

Orrore a Martano: 41enne ucciso a colpi di pistola. Il corpo bruciato nelle campagne

La vittima è Massimo Bianco, già noto alle forze dell'ordine. Una telefonata ha allertato i carabinieri: l'uomo, di cui la moglie aveva denunciato venerdì la scomparsa, potrebbe essere stato ucciso con un colpo di pistola alla tempia in un altro luogo

MARTANO – Un’esecuzione. E’ questa l’ipotesi investigativa più battuta. Lo suggerisce quel colpo di pistola all’altezza della tempia sinistra. Se ve ne siano altri, si stabilirà nelle prossime ore, quando il cadavere di Massimo Bianco, 41enne di Martano, trasportato presso la camera mortuaria dell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce, sarà sottoposto all’autopsia. 

Un nuovo, efferato assassinio scuote il Salento, e questa è l’unica certezza, per il momento. Un Salento che ancora non ha smaltito il trauma del duplice omicidio di Campi Salentina, quello di Luca Greco e Massimiliano Marino, e che già deve fare i conti di nuovo con l’orrore di una mano che non ha esitato a premere il grilletto. Quale sia il movente, è la domanda più pressante alla quale i carabinieri devono rispondere in queste ore. Saranno al più presto ascoltati amici, famigliari, conoscenti della vittima, per cercare di fare luce nel cono d’ombra che avvolge la vicenda.Immagine-174-20

Il corpo di Bianco è stato trovato in mezzo alle campagne, nel cuore della Grecìa Salentina, a circa 500 metri dal monastero dei Cistercensi. Un paesaggio dolce, fra uliveti, antiche strutture rurali, muretti a secco frastagliati, che stride fortemente con la ferocia del crimine. Qualcuno, in uno spiazzo che si allarga dopo una stradina sterrata, poco dopo la confluenza tra le provinciali che portano a Carpignano Salentino e a Borgagne, ha scoperto quel cadavere riverso e, inorridito e terrorizzato, ha telefonato ai carabinieri della stazione di Martano. 

Un sopralluogo, la verifica che la segnalazione non fosse di un mitomane, e poi la zona s’è riempita di veicoli dei carabinieri della compagnia di Maglie e del personale della scientifica, giunta da Lecce per i rilievi. 

Le spoglie di Bianco erano semi-carbonizzate. Occhiali da sole e ciabatte poco distanti. Dettagli, questi ultimi, che lasciano immaginare uno scenario per cui l’appuntamento mortale possa essere avvenuto altrove e forse in pieno giorno, e che solo dopo l’esecuzione, il corpo sia stato trasportato in quel punto isolato, quasi gettato di peso, cosparso di benzina e dato alle fiamme. Che però non hanno attecchito per intero. 

La prima ispezione del medico legale Roberto Vaglio ha permesso di evidenziare il foro di proiettile nella tempia. Il procuratore aggiunto della Dda di Lecce, Antonio De Donno, che ha raggiunto la località dopo essere stato avvisato della particolarità del caso, ha preso in mano la faccenda. 

Le foto dal luogo del macabro ritrovamento

Di Bianco non si avevano notizie da giovedì scorso. La moglie, venerdì, aveva denunciato la scomparsa. Va detto che da qualche anno non si sentiva più parlare di lui, nelle cronache, dopo un passato turbolento. L’uomo, nell'ottobre del 2010, quando era già sottoposto a obblighi di sorveglianza speciale per precedenti vicende, era stato arrestato con l’accusa di concorso in estorsione e usura aggravata. Insieme al fratello Marco avrebbe imposto a un imprenditore di Nardò, che a loro si sarebbe rivolto, la restituzione di un prestito che dalla cifra iniziale di 7mila euro sarebbe arrivato, dopo otto mesi, a 32mila. 

Stremato dalle continue richieste e dalla corsa al rialzo del debito usurario, l’uomo si era rivolto ai carabinieri che, dopo aver organizzato una fittizia consegna di denaro, procedettero all’arresto in flagranza. Poi, più nessun altro episodio evidente. Ora, però, arriva come un fulmine a ciel sereno quest’assassinio, dallo scenario tutto ancora aperto. 

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