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Cronaca Gallipoli

Canasta: il teste non si presenta, Quintana a giudizio

Si aprirà il 27 ottobre dinanzi al giudice monocratico del Tribunale di Gallipoli il processo che vede come imputato il consigliere provinciale dell´Udc, nell'ambito dell'inchiesta su aste giudiziarie

LECCE - Si aprirà il 27 ottobre, dinanzi al giudice monocratico del Tribunale di Gallipoli, il processo che vede come imputato Sandro Quintana, consigliere provinciale dell´Udc. Il politico gallipolino è stato rinviato a giudizio al termine dell´udienza preliminare, nell´ambito dalla cosiddetta "Operazione Canasta" (https://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=25312) (l´inchiesta della guardia di finanza su un presunto giro di aste giudiziarie truccate), che si è tenuta questa mattina dinanzi al gup del Tribunale di Lecce Ines Casciaro. Quella di Quintana è una delle tante posizioni finite al centro dell´inchiesta che ha già visto il rinvio a giudizio di 27 persone tra imprenditori, funzionari, politici, professionisti e forze dell´ordine. Per loro il processo si aprirà il prossimo 19 ottobre dinanzi ai giudici della prima sezione del Tribunale di Lecce, mentre sarà celebrato il 14 novembre il giudizio con rito abbreviato per altri tre imputati. In tre, invece, hanno già patteggiato.

La posizione di Sandro Quintana era stata stralciata dal fascicolo su richiesta del legale dell´esponente dell´Udc, l´avvocato Luigi Suez, che aveva chiesto e ottenuto che l´udienza fosse aggiornata a oggi per consentire l´ascolto di un teste che, però, non si è presentato. Il gup ha comunque disposto il rinvio a giudizio. L´accusa nei confronti di Quintana è di tentata estorsione: l´episodio contestato è legato ai rapporti intercorsi tra l´imputato e la famiglia Spinola, intenzionata a partecipare ad un'asta per l´acquisizione di un immobile a Gallipoli. Quintana, secondo l´ipotesi accusatoria, avrebbe ritirato la sua partecipazione all'asta in cambio di qualcosa.

L´inchiesta condotta per oltre due anni dal Nucleo di polizia tributaria, guidati dal colonnello Vito Pulieri, e coordinata dal sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, Elsa Valeria Mignone, è ha messo in evidenza gli interessi del malaffare e della criminalità organizzata nel mondo delle aste giudiziarie per i beni mobiliari e immobiliari del Salento. Un sistema fatto non solo di aste pilotate e truccate con la copertura di professionisti al di sopra di ogni sospetto, ma anche di connivenze e relazioni tra uomini d'affari e pubblici ufficiali.

Sullo sfondo due dei clan storici della Sacra corona unita salentina, quello dei Padovano di Gallipoli e dei Coluccia di Galatina, che avevano incentrato i loro interessi economici proprio sulle aste giudiziarie. Al centro dell´operazione i nomi di Carmelo Tornese, 64 anni, direttore dell'Istituto vendite giudiziarie (gestito da una società facente capo ai figli), e quella di Giancarlo Carrino, 49 anni, "faccendiere" originario di Nardò. Il primo avrebbe avuto un ruolo di factotum nel settore dell'esecuzione mobiliare, mentre Carrino avrebbe gestito il redditizio mondo dell'esecuzioni immobiliari. Sarebbe stato sempre il faccendiere neretino, come evidenziato dalle numerose intercettazioni telefoniche, a gestire in prima persona i rapporti con i fratelli Padovano, Salvatore (alias "Nino bomba") e Rosario.

Quintana: "Coscienza pulita. Attendo fiducioso l'esito del processo".

Rammaricato e un tantino deluso per una vicenda che lo vede coinvolto, ma della quale continua a ritenersi del tutto estraneo. Per il consigliere provinciale gallipolino, Sandro Quintana, è il giorno della riflessione. E dell'attesa, dopo il rinvio a giudizio decretato nello "stralcio" della sua posizione nell'ambito dell'inchiesta dalla cosiddetta "Operazione Canasta". Se ne riparlerà in aula il 27 ottobre prossimo.

"Resto fiducioso nel lavoro della Magistratura e attendo il responso di questo processo" commenta Quintana, "con la consapevolezza di avere la coscienza pulita. Ovviamente essendo un cittadino comune oltre che un politico in ascesa, non mi sottrarrò a questo giudizio non potendo godere nemmeno dell'immunità parlamentare. O meglio, mi farei giudicare quand'anche avessi tale privilegio. Non ho paura della giustizia perchè sono uno abituato a metterci la faccia. Sempre. Anche nelle situazioni più scomode e sconvenienti".

E conclude il capogruppo Udc a Palazzo dei Celestini: "Sono certo che la verità prima o poi verrà fuori, e potrò dimostrare la mia totale estraneità a questi fatti che mi vengono contestati. E allora anche chi oggi magari già punta a condannarmi dovrà fare marcia indietro e ricredersi. Aspettiamo tutti l'esito del processo e poi giudicheremo alla fine. Ripeto sono fiducioso e tranquillo".



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