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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Carabinieri al setaccio del lavoro nero

Sette lavoratori irregolari scoperti in provincia, sanzionate 23 violazioni delle norme di sicurezza. Per Salvatore Giannetto, della Uil, il problema è sostanzialmente culturale

Lavoro nero, piaga d'Italia. Ieri e l'altro ieri i carabinieri, durante i controlli in aziende e cantieri, hanno scoperto nella provincia sette lavoratori irregolarmente assunti, due dei quali extracomunitari. Due le violazioni accertate sulla regolarità delle assunzioni.

"E' questo un problema di cultura - ricorda Salvatore Giannetto, segretario provinciale della Uil - , manca la cultura della legalità. Ma non solo". Secondo il sindacalista il male che colpisce l'economia è generato anche dalla concorrenza. "Si tratta di concorrenza al ribasso - spiega -, come è evidente nel caso del tessile, del calzaturiero e del settore dell'abbigliamento (il famoso tac, ndr): le aziende locali offrono lavoro alle grandi firme al prezzo più basso. E ottiene la commessa chi propone le spese minori. Ma spesso producendo una qualità minore". Certo, chi deve tagliare le spese elimina anche quelle previste dalla legge. "Il problema investe anche le aziende pubbliche - osserva Giannetto -. Quando un'amministrazione assegna l'appalto all'impresa che richiede il minor impegno economico o non rispetta le norme del contratto nazionale di lavoro o l'opera non è eseguita a regola d'arte".

La smania di evitare spese lede la garanzia d'incolumità. Cinque persone sono state denunciate durante i controlli di 36 attività per reati connessi alle normative sulla sicurezza dei posti di lavoro. I carabinieri, coadiuvati dallo Spesal (Servizio prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro) di Lecce e di Maglie, hanno accertato 46 trasgressioni delle norme di sicurezza ed elevato 23 contravvenzioni amministrative.

La repressione non basta, si sa. "Occorre migliorare il rapporto qualità-prezzo - ricorda Giannetto - . Il sindacato ha fatto inserire nei contratti nazionali norme si tutela dei lavoratori, ci siamo messi intorno a un tavolo in prefettura per discutere, ma serve cambiare mentalità".

Non trascurabile poi il fenomeno degli agricoltori che impiegano gli extracomunitari nella raccolta dei pomodori e delle angurie, Li fanno lavorare come ciuchi, poi, quando devono pagarli si dileguano. E anzi minacciano di denunciarne la clandestinità. Quanti disoccupati italiani potrebbero lavorare in campagna? "Anche quello è un problema di cultura, molti giovani smetterebbe di usare come alibi la difficoltà del trovare lavoro".

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