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Cronaca Carpignano Salentino

Contrae il Covid, ma non si può dimostrare che sia stato infettato dal medico

Archiviata la vicenda di un cardiologo, denunciato da un paziente. Per il gip non si può riscontrare un nesso di casualità

LECCE – Il giudice per le indagini preliminari Laura Liguori ha disposto l’archiviazione nel caso che vedeva iscritto nel registro degli indagati per epidemia colposa un medico cardiologo di Carpignano Salentino che lo scorso anno era finito sulla graticola, in un momento clou per la manifestazione della pandemia.

Vi erano stati una serie di contagi da Covid-19, non erano mancati nemmeno gli esposti all’Ordine dei medici, ipotizzando che l’infezione di diversi pazienti fosse stata favorita proprio in quello studio medico, ma, prima ancora che si esprimesse il gip, sulla vicenda, lo stesso Consiglio disciplinare dell’Ordine non aveva rilevato infrazioni sotto il profilo deontologico, tanto da assolverlo. Passaggio che il giudice ha anche rimarcato nelle motivazioni.  

La denuncia in Procura era stata presentata tramite l’avvocato Rita Ciccarese da un paziente del cardiologo che è stato effettivamente colpito dal Covid-19. Ma, al termine delle indagini, il pubblico ministero Maria Vallefuoco ha ritenuto di dover sollecitare l’archiviazione, accolta anche dopo l’opposizione presentata dalla persona offesa. Insomma, il gip ha sposato la linea del pm, citando la Cassazione, la quale, con precedenti pronunciamenti, ha già escluso che si possa configurare il reato di epidemia colposa tramite una condotta omissiva.

Nel caso in esame, poi, non vi sarebbero in generale elementi tali da sostenere un’accusa in processo, dato che l’unico elemento rappresentato dal paziente che ha sporto denuncia è il contagio da egli stessi attribuito  al  contatto  con  il medico. In sostanza, a dire del paziente, il medico aveva già i sintomi del Covid-19 all’atto della visita, affezione accertata nei giorni seguenti dopo un tampone.

Ma per il giudice non vi è prova di un nesso di causalità tra la malattia contratta dal paziente e quanto accaduto nello studio medico. Una prova impossibile da acquisire, visto anche che il Covid-19, come noto, è di tale, elevata contagiosità, che può essere contratto in diversi ambienti. Insomma, circa i sintomi che avrebbe manifestato il medico esiste solo la parola del paziente e non vi sarebbero ulteriori riscontri. Tutto insufficiente a sostenere un’accusa in dibattimento.

Ma non solo. Il giudice ha anche rilevato che, anche se il medico avesse davvero manifestato sintomi riconducibili al Covid-19 già in occasione del contatto con il paziente, si sarebbe trattato di un comportamento valutabile più che altro sotto il profilo deontologico e rilevando, come detto, il fatto che lo specialista sia già stato assolto in sede disciplinare. Da qui, il respingimento dell’opposizione alla richiesta di archiviazione.

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