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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Case popolari, uso delle intercettazioni su Marti: è mistero sulla richiesta

Dopo sette mesi dalla decisione della Camera, ancora non sono tornati al gip di Lecce gli atti relativi all’istanza per utilizzare i colloqui che andrebbero rispediti al Senato, dove siede attualmente il politico salentino

LECCE - Sono trascorsi sette mesi e ancora non sono tornati al mittente gli atti relativi alla richiesta di autorizzare l’uso delle intercettazioni che riguardano il senatore della Lega Roberto Marti nell’ambito dell’inchiesta sulle case popolari assegnate in cambio di voti.

La Camera dei deputati a cui il giudice per le indagini preliminari (gip) Giovanni Gallo aveva inoltrato l’istanza basandosi su un caso analogo (quello di Luigi Cesaro), essendo Marti all’epoca dei fatti deputato, lo scorso novembre se ne era tirata definitivamente fuori, sostenendo che la decisione fosse di competenza del Senato, dove siede attualmente il politico salentino. Ma, come detto, di questa richiesta, che avrebbe dovuto prendere il volo da Roma per ritornare nel tribunale di Lecce, si sono perse le tracce, con l’impossibilità dunque per il gip di rispedirla al “giusto” destinatario.

Ad avvicinarsi, intanto, è la prescrizione riguardo l’episodio relativo a un immobile, confiscato alla mafia, assegnato nel 2015 al fratello del boss Maurizio Briganti della Scu, in cui l’esponente della Lega risponde di tentato abuso di ufficio, falso ideologico aggravato e tentato peculato (in concorso con Attilio Monosi, ex assessore ed ex consigliere comunale, Damiano D'Autilia, ex consigliere comunale ed ex amministratore di Alba Service, Andrea Greco, Antonio Briganti e la moglie Luisa Martina).

Era il 5 febbraio del 2019, quando fu interpellata per la prima volta la Giunta per le autorizzazioni di Montecitorio. La risposta è arrivata dopo nove mesi e fu lo stesso gip a sollecitarla, sollevando il rischio della prescrizione, in una lettera inviata ai presidenti Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati. Insomma, al tempo impiegato solo per scegliere quale dei due rami del Parlamento fosse competente, ora si aggiunge quello del ritardo nella spedizione del fascicolo.

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