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Cronaca

Caso Tecnova, in Provincia un altro buco nell'acqua

Le trattative per i pagamenti di altri 150 operai sono ferme e il tavolo odierno con i sindacati e il Gsf ha registrato due grandi assenti: Tecnova e Regione Puglia. Se ne riparlerà il 29 luglio

LECCE - Gli appuntamenti sindacali per la vertenza Tecnova hanno ormai cadenza settimanale: da che bisognava attendere il tavolo del 29 luglio in Confindustria Lecce per risolvere la questione dei pagamenti per gli altri 150 lavoratori immigrati del fotovoltaico (https://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=28856) , la pressione di una protesta quasi ingestibile ha infatti cercato di dimezzare i tempi d'attesa, ma con risultati quasi nulli.

Già oggi, infatti, la sede della Provincia di Lecce di via Salomi, ha ospitato un nuovo incontro, fortemente sollecitato dal Prefetto del capoluogo, Mario Tafaro e convocato dallo stesso ente, che però verrà ricordato unicamente per i suoi grandi assenti: l'amministratore giudiziario di Tecnova nominato dal Tribunale, l'avvocato Daniele Garzia, innanzitutto, che ha fatto sapere di non avere dati ulteriori su cui discutere rispetto a quanto già appurato nei precedenti incontri.

E poi la parte politica che non sembra aver preso, ancora, piena coscienza della portata di una vertenza che ha rotto gli argini della mera trattativa economica per sconfinare nel terreno minato della credibilità delle stesse istituzioni: in altre parole, spiega la segretaria confederale Cgil, Antonella Cazzato "il tutto si sta complicando per via delle motivazioni strumentali addotte dai soggetti coinvolti (Gsf e Tecnova) per non farsi carico dei dovuti pagamenti e senza la necessaria influenza della politica sulle parti in causa, i tempi di risoluzione si stanno allungando".

Se per il Comune di Lecce vi era infatti un unico rappresentante, l'assessore alle Attività produttive Luigi Coclite, la Provincia ha impegnato solo un tecnico, il funzionario delegato alle politiche del lavoro Carlo Frisullo, mentre la Regione era del tutto assente. Sul piatto della trattativa ci sono ancora le mensilità che gli operai immigrati - due terzi dei quali rappresentati in sede penale dall'avvocato Giuseppe Milli, per la restante parte da Salvatore Centonze - reclamano a buon titolo per i mesi in cui hanno prestato servizio nei cantieri dello "scandalo" della multinazionale spagnola sparita nel nulla: ma il ritardo con cui hanno sporto denuncia, rispetto ai 450 colleghi rimborsati senza indugi dal Global Solar Fund (primo committente nella catena di appalti), gli è costato caro.

"Il Fondo lussemburghese è rimasto l'unico interlocutore per noi - spiega Veronica Merico dell'Ugl - ma ancora tentenna sui pagamenti, anche rispetto alla possibilità di versare un acconto agli operai". Il rischio di essere chiamati direttamente in causa nelle responsabilità penali della vicenda, sarebbe il freno principale per il Gsf, "che ha dichiarato di non poter effettuare transazioni dirette - chiarisce la segretaria Cgil - ma solo per il tramite di Tecnova".

Le lungaggini tecniche e burocratiche stanno assumendo l'aspetto di una matassa aggrovigliata, con alcuni nodi veramente inestricabili: se l'interesse economico del Gsf e della lunga catena di imprese che gli fanno capo rimane molto forte nel settore delle energie rinnovabili, d'altro canto "non si può lasciare campo libero per le concessioni statali del conto energia a queste realtà imprenditoriali che hanno squalificato il lavoro di tante persone", conclude la Cazzato.

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