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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Squinzano

"Cassiere" della Scu? Il processo è tutto da rifare

La Cassazione ha annullato la sentenza a carico di Vito Ancora, di Squinzano, indicato da collaboratori di giustizia come l'uomo attraverso cui transitava denaro. In appello aveva preso oltre 4 anni

SQUINZANO - Era ritenuto il "cassiere" della Scu nella zona del Nord Salento, quella di Campi Salentina; almeno, così era stato indicato da Dario Toma, uno dei pezzi da novanta della Sacra corona unita, e da altri elementi di spicco dei sodalizi criminali locali. Il cassiere, cioè colui che gestiva il denaro di parte della mafia salentina, l'uomo attraverso le cui mai transitavano soldi scottanti. Ma i giudici della Cassazione hanno annullato la sentenza di condanna ai danni di Vito Ancora, oggi 59enne, di Squinzano. Colpo di scena, dunque: il processo d'appello è tutto da rifare.

Le motivazioni ancora devono essere depositate, ovviamente, ma qualcosa si può evincere dalla strategia difensiva adottata dagli avvocati Luigi Rella e Francesca Conte, i quali, di fronte ai giudici (come già in passato), hanno spiegato che le dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia e per le quali Ancora era stato inchiodato sarebbero state discordanti, aggiungendo che l'acquisto di beni, nello specifico una pompa di benzina che sorge all'ingresso di Brindisi ed alcuni campi di calcetto nella zona di Squinzano, sarebbe avvenuto solo ed esclusivamente tramite il proprio denaro. Nel 2009, nel processo d'appello, lo stesso Ancora aveva ricevuto uno sconto: inizialmente condannato a 6 anni, aveva visto la pena ridursi a 4 anni e 6 mesi.

La vicenda di Vito Ancora s'interseca con quelle che a cavallo tra la fine degli anni '90 ed i primi del 2000, hanno visto sulla scena una cruenta faida tra i gruppi di Campi Salentina e Surbo. Ed il suo nome è spuntato proprio dopo l'arresto di Toma. Dichiarazioni che anche altri esponenti di spicco della Scu, in particolare quella di Lecce, come Filippo Cerfeda e Franco Vincenti avrebbero in qualche modo avallato, secondo la Procura di Lecce. Ma la nuova decisione della Cassazione ha rimesso la palla al centro.

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