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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Castri di Lecce

L’ossessione per le donne, i soldi e un’atroce morte per asfissia

Donato Montinaro era alla continua ricerca di una compagna e parlava con tutti del denaro, cospicue somme tenute in casa. E così, ne hanno approfittato. Uccidendolo in un modo raggelante

CASTRI DI LECCE – Donato Montinaro aveva un’ossessione, un’urgenza e una debolezza che sconfinava nell’ingenuità dell’ostentazione. E la combinazione di questi tre fattori gli si è ritorta contro, segnando il suo destino fino al peggiore degli epiloghi. I suoi aguzzini l’hanno legato a tal punto da non permettere ai suoi polmoni di catturare nemmeno il più flebile spiffero d’aria. Non le violente percosse, che pure ha subito, ma l’asfissia è stata la causa della morte.  

Le donne, la figlia, i soldi

L’ossessione era per le donne. Non solo nel suo paese, Castri di Lecce, lo sapevano in molti, ma la fama si era sparsa anche nel circondario e persino oltre, come dimostra la provenienza dei tre soggetti oggi accusati di averlo ucciso, residenti nell’area del Capo di Leuca. Di questi comportamenti ne hanno parlato diversi testimoni – e si tratta di racconti sostanzialmente convergenti –, ascoltati con molta attenzione dai carabinieri in quei caldi giorni di giugno che hanno fatto seguito alla scoperta del cadavere del falegname.

A Donato Montinaro piacevano soprattutto donne giovani, tanto che circolavano nei bar pure storie di problemi subiti in passato per via di qualche avance di troppo. E poco male che ormai avesse 76 anni e che qualcuno gli consigliasse di cercare una compagna adeguata per la sua età: sembrava non voler sentire ragioni. Non un caso, allora, che in prima battuta, fra le ipotesi di movente, gli investigatori avessero preso in seria considerazione quella di una violenta ritorsione per qualche apprezzamento alla persona sbagliata.

L’urgenza, invece, era quella di trovare una donna che non solo provvedesse alle sue esigenze, ormai segnato dall’età e rimasto vedovo, ma anche e soprattutto alla figlia, affetta da un handicap gravemente invalidante. La debolezza, infine, era quella di parlare troppo e soprattutto dei soldi che possedeva. Di parlarne a tal punto da svelare ad alta voce, persino in luoghi affollati, del fatto che li custodisse in casa perché diffidente di banche e uffici postali, e di rivelare persino le cifre. E ossessione per le donne, urgenza di provvedere alla figlia e ostentazione erano tre aspetti fortemente concatenati fra loro. Perché, volendo sintetizzare il tutto, si può immaginare che usasse parlare dei soldi come tentativo di suscitare interesse.

Così facendo, però, come nella trama di un giallo partorito da una penna piuttosto mediocre, finiva per fornire a eventuali malintenzionati, persone che magari a stento conosceva, una quantità sconfinata di dettagli e informazioni che sarebbe stato prudente mantenere riservati.

Aggredito e senza via di scampo

Qui s’innesca la conoscenza con Angela Martella, 58enne di Salve, e dei suoi presunti complici nel piano di rapina terminato in un efferato delitto: Patrizia Piccinni, 48enne di Alessano, e Antonio Esposito, 39enne di Corsano. Tutti insieme sarebbero giunti in auto davanti casa dell’uomo, la sera del 10 giugno scorso. A fare da esca sarebbe stata proprio la 58enne, dopo aver preso contatto con il falegname. Da qui l’assenza di segni  d’effrazione. Di fatto, l’uomo le avrebbe aperto la porta, per poi veder piombare tutti quanti dentro casa e immobilizzarlo.

Gli inquirenti contestano loro di aver usato metodi a dir poco brutali per bloccarlo, al punto da portarlo alla morte. L’avrebbero imbavagliato usando un lenzuolo e una maglietta, per poi formare una sorta di cappio, avvolgendogli al collo almeno cinque o sei strati di nastro adesivo. Non bastasse tutto ciò, gli avrebbero sferrato colpi su testa e volto, provocando ecchimosi e ferite lacerocontuse; poi, non paghi, per immobilizzarlo definitivamente, avrebbero usato praticamente di tutto, anche oggetti raccattati in giro.

Ai polsi, fascette di plastica, una cintura di cuoio, altro nastro adesivo, persino una traversa assorbente monouso, una coperta copriletto e un lenzuolo, per poi avvolgere le braccia del malcapitato attorno al piede di un tavolo e posizionarvi sopra un comodino per appesantirlo ulteriormente. Alle caviglie, altre fascette di plastica, un lenzuolo annodato, un cavo elettrico e ancora nastro adesivo. Lasciato l'uomo ferito, bloccato dalla testa ai piedi senza possibilità di emettere un fiato, né fare un movimento, alla fine sarebbero scappati dopo aver trovato denaro in casa (ma la somma non è stata quantificata, finora) e una motosega che Montinaro aveva acquistato piuttosto di recente.

Immaginarsi lo spavento, il mattino dopo, per la badante che si occupava da anni delle faccende di casa Montinaro, quando si è ritrovata davanti a una sorta di mummia stesa per terra, nel salotto. Gli stessi carabinieri giunti sul posto, probabilmente, compresi quelli con maggior anni di servizio alle spalle, non si saranno mai imbattuti prima di allora in delitti compiuti in simili modalità, tanto spietate, quanto “artigianali”.

La morte per soffocamento

È stato poi il medico legale Roberto Vaglio a mettere un punto fermo sulle cause del decesso: “asfissia da soffocamento  diretto per azione combinata mediante imbavagliamento, incappucciamento e strangolamento con indumenti, lenzuola e nastro adesivo”, si legge nella consulenza. Le percosse, probabilmente prodotte con calci e pugni e senza usare oggetti contundenti, non sono state, per lo specialista incaricato dal pubblico ministero, tali da risultare letali. Ma fra lo strangolamento di quella sorta di cappio al collo per tenere fermi i bavagli, il nastro adesivo conficcato pure in bocca e il sangue delle ferite che si è progressivamente coagulato nel naso, il 76enne non ha avuto alcuno scampo.

Le indagini, poi (qui un resoconto sul movente e qui uno sulle indagini di tipo tecnico), hanno condotto agli arresti, a distanza di quattro mesi dai fatti, dei presunti autori di una delle più brutte pagine di cronaca nera del Salento degli ultimi anni.

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