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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Castro / Piazza Dante Alighieri

Crollo di Castro, i periti puntano il dito contro i lavori svolti dall'uomo

E' tornato in aula il processo riguardante il crollo che il 31 gennaio del 2009 sfregiò il volto di piazza Dante. Per i consulenti della Procura non vi sarebbero cause naturali, ma opere di ristrutturazione di alcune attività

LECCE – E’ tornato in aula il processo riguardante il crollo che il 31 gennaio del 2009 sfregiò il volto di piazza Dante, a Castro. In tutto sono quindici gli imputati finiti a giudizio con l’accusa di concorso in disastro colposo, “per colpa consistita in imprudenza, imperizia, negligenza e inosservanza di regole di sicurezza nell’esecuzione di lavori edili”.

Si tratta, in particolare, di Martino Ciriolo, Giovanna Lazzari, Gabriele Fersini, Speranzina Antonazzo e Maria Fedele, proprietari e conduttori degli immobili coinvolti nel crollo; Fernando Schifano, responsabile dell'ufficio tecnico comunale; Rinaldo Coluccia, Angelo Rizzo, Antonio Fersini e Antonio Ciccarese, componenti della commissione edilizia che approvò l’esecuzione dei lavori negli edifici; Luigi e Domenico Fersini e Francesco Rizzo,  direttore dei lavori e titolari delle imprese che li hanno eseguiti.

In aula, dinanzi al giudice monocratico del Tribunale di Tricase (su accordo delle parti per ragioni logistiche, il processo viene celebrato in un’aula del Tribunale di Lecce) sono stati sentiti i consulenti tecnici d’ufficio nominati dalla Procura della Repubblica di Lecce, il professor Amedeo Vitone e Carlo Viggiani e l’ingegnere Fabrizio Palmisano che hanno evidenziato come il crollo sia stato causato dall’attività dell’uomo e non da cause naturali. Nella loro consulenza (redatta con il professor Carlo Viggiani, e l’ingegnere Pietro Foderà (ex comandante provinciale dei vigili del fuoco di Lecce), gli esperti sarebbero stati in grado di dimostrare come la mano dell’uomo abbia intaccato gradualmente la collinetta tufacea prossima al porticciolo della località balneare.

Gli inquirenti puntano il dito contro i lavori che furono eseguiti in quattro esercizi commerciali: lo “Speranbar”, “Sport pesca mare” e la pasticceria “Le delizie”. Lavori che avrebbero indebolito gravemente una parte strutturalmente molto importante dell’edificio contiguo all’area del crollo, e in esso parzialmente coinvolto, realizzati in parziale difformità rispetto al progetto originario.

Era il tardo pomeriggio del 31 gennaio 2009 quando piazza Dante, fiore all'occhiello della località marina, si trasformò in un cumulo di macerie. Ad essere coinvolti nel crollo furono diversi immobili fra negozi ed abitazioni private. Solo alcune fortunate coincidenze e il fatto in quel gelido sabato pomeriggio di gennaio il luogo fosse pressoché deserto, evitarono che la vicenda assumesse i contorni della tragedia. Fu una persona finite a giudizio ad accorgersi della presenza di strane crepe e a invitare tutti i presenti a fuggire dal luogo del crollo. Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Luigi Rella, Amilcare Tana, Luigi Fersini, Luigi Corvaglia e Francesco D´Agata.

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