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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Castro

Ultima Legione e le chat intrise di odio razziale, un salentino fra gli indagati

Un 70enne di Castro coinvolto nell'inchiesta che ha portato a sequestro di materiale in tutta Italia. Apologia di fascismo e incitazione alla lotta politica armata

CASTRO – Milano, Como, Chieti, Verona, La Spezia, Genova. E, ancora: Pescara, Terni, Macerata, Piacenza, Modena, Vicenza, Lecce, Fermo, Roma, Cosenza, Venezia. Sono queste le province in cui si sono svolte perquisizioni, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura dell’Aquila e affidata agli investigatori del Servizio per il contrasto dell’estremismo e del terrorismo interno della Digos e alla Polizia postale.

Venticinque le persone sui cui si è soffermata la lente. Sono ritenute componenti dell’organizzazione di estrema destra Ultima Legione e partecipanti alla chat ribattezzata Boia chi molla. L’inchiesta, dunque, tocca da vicino anche il Salento, con gli investigatori che hanno raggiunto l’abitazione di V.A., 70enne di Castro. Qui, come altrove, è stato rinvenuto e sequestrato materiale informatico. E non solo.

Nel caso del 70enne salentino, sono stati sequestrati telefoni cellulari, personal computer, ma anche stampe e bandiere, oggetti riconducibili all'ideologia di estrema destra.

Secondo quanto riporta l’agenzia Adnkronos, citando ambienti investigativi, elevato sarebbe stato il grado di fanatismo violento, intriso di xenofobia e nostalgie filonaziste”. Tra gli indagati, i vertici di Ultima Legione e vari componenti che, usando Whatsapp, Vkontakte e Telegram, si sarebbero resi responsabili del reato di apologia di fascismo. In Abruzzo, da cui è partita l’inchiesta, l’attenzione si è focalizzata su un uomo della provincia di Chieti responsabile del Centro-Sud di Ultima Legione e fondatore della chat Boia chi molla, piazza virtuale densa di linguaggio xenofobo e antisemita. Nell’inchiesta figurano anche personaggi già condannati per apologia del fascismo.

“I promotori o partecipi dei gruppi di discussione - secondo gli investigatori - hanno operato al fine di costituire una struttura politica di chiara ideologia fascista, utilizzando i citati circuiti quali mezzi di proselitismo e reclutamento di militanti”.  Agli indagati è stato contestato il perseguimento di finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, con istigazione all’uso della violenza quale metodo di lotta politica e diffusione online di materiale che incita all’odio ed alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi. L’inchiesta è stata avviata nel gennaio 2019. 

Fra le tante conversazioni, anche alcune su Luca Traini, artefice del famigerato attentato di Macerata, in cui, il 3 febbraio del 2018, rimasero feriti a colpi di pistola sei immigrati dell’Africa sub-sahariana. Di lui dicevano che aveva fallito “perché non ha eliminato nessuno” e che “avrebbe certamente fatto meglio lasciandoli tutti a terra”. La frase sarebbe stata scritta da uno degli esponenti di spicco di Ultima Legione, residente in Liguria e moderatore, tra l’altro, dei gruppi su Whatsapp di Liguria, Toscana ed Emilia Romagna.

Nel corso delle indagini, riporta sempre l’agenzia AdnKronos, sono state analizzate anche riunioni organizzative e di propaganda promosse dal movimento politico in occasione delle commemorazioni di Benito Mussolini, che periodicamente si sono svolte a Predappio, documentate da scatti fotografici e dichiarazioni pubblicate nelle community di Ultima Legione e sui profili pubblici e di libero accesso, oltre che sulla pagina web del movimento.

Alcuni appartenenti, definendosi apertamente fascisti, avrebbero denigrato in maniera esplicita i valori della Resistenza e della Costituzione con epiteti dispregiativi. La violenza sarebbe stata esaltata più volte quale metodo di lotta politica, con lo scopo di cavalcare il dissenso, anche propugnando, in diverse circostanze, il ricorso alle armi, con frasi pubblicate in chat del tipo: “Le armi si trovano… si trovano”. Oppure: “Ho sempre gli anelli alle dita e il manganello dietro ora ho pure un machete”. Negazione della shoah ed esaltazione delle leggi razziali sarebbero stati argomenti rituali.

Tra i capi del movimento, attivo principalmente in Lombardia e in Abruzzo, figurerebbe, secondo gli inquirenti, un 53enne di Milano, socio fondatore attivo su Whatsapp e sulla piattaforma Vkontakte su cui avrebbe postato un video in cui dichiara che il partito da lui fondato “ha finalità antidemocratiche proprie del partito fascista”. Indagata anche la compagna, tesoriera e responsabile dei social che gestirebbe gli account di Facebook di Ultima Legione. Sarebbe annoverata quale socia fondatrice e fulcro dell’organizzazione insieme a un membro del direttivo residente a Como.

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