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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Centralizzazione delle mense ospedaliere: 150 posti a rischio

La denuncia di UilTucs e Ugl Lecce: "Il bando di gara unico, con Asl di Bari capofila, è un problema per il mantenimento dei livelli occupazionali negli ospedali salentini"

LECCE – Il servizio mensa negli ospedali salentini potrebbe subire una rivoluzione. È al vaglio della Regione Puglia, infatti, il progetto di centralizzazione ed il relativo bando di gara unico che vede come capofila la Asl di Bari. La spesa annuale prevista è di 7 milioni e 260 mila euro ma il progetto non piace ai segretari dei sindacati di categoria, preoccupati per il mantenimento dei livelli occupazionali sul territorio.

“La Regione vuole applicare i criteri Consip di economicità ed uniformità del servizio e sta vagliando l’ipotesi di utilizzare il sistema cook and chill già sperimentato, con un certo successo, altrove”, spiega la referente UilTucs Lecce, Antonella Perrone. L’idea è semplice: i pasti vengono preparati un punto cottura esterno agli ospedali, quindi trasportati e “rivitalizzati” in loco.

Le conseguenze sono facilmente intuibili: la centralizzazione del servizio renderebbe inutile il ricorso a numerose figure professionali. Parliamo di una buona parte degli addetti alla preparazione ed alla distribuzione dei pasti, oltre ai cuochi. Persone che, all’interno degli ospedali, lavorano da oltre 20 anni considerato come la Asl di Lecce abbia fatto ricorso, spesso e volentieri, alla proroga per le ditte vincitrici dei vecchi bandi di gara. Vito Perrone di Ugl calcola 150 posti di lavoro a rischio nella sola provincia di Lecce; moltiplicati su scala regionale i numeri diventano importanti.

Per il momento il progetto formulato da InnovaPuglia è fermo ed i sindacati di categoria sono in pressing sui vertici della sanità regionale per ottenere un incontro chiarificatore. Eccezionalmente compatti, i segretari non escludono di mettere in atto clamorose proteste all’interno degli ospedali. “Non possiamo sottovalutare il problema occupazionale in un territorio massacrato dalla crisi, in cui si contano innumerevoli povertà”, puntualizza a giustificazione Antonella Perrone.

Se la salvaguardia dei posti di lavoro sembra la priorità, più complessa è la questione della qualità dei pasti serviti. L’esponente di UilTucs ci va cauta: “Non credo che la qualità del servizio sia a rischio e non saprei dirlo. Forse qualche difficoltà ci potrebbe essere per pazienti con esigenze alimentari particolari che sono più facilmente risolvibili se all’interno dell’ospedale è attivo il centro cottura. Per il resto, però, il progetto sembra realizzato bene, è testato e terrà conto della diversificazione dei menù sulla base delle varie patologie. Il punto di forza di questo modello è senz’altro nella riduzione dei tempi morti e nel relativo risparmio, ma il prezzo da pagare per l’occupazione nel Salento è troppo alto”.

Più preoccupato appare, invece, il collega Vito Perrone che denuncia i presunti effetti collaterali della logica del massimo ribasso, tipica degli appalti pubblici: “La Regione intende risparmiare sul costo del personale e, applicando i parametri Consip, ogni pasto arriverà a costare circa 8/9 euro. Ciò potrebbe avere ricadute negative sulla qualità del servizio che, a Lecce, funziona indisturbato da quasi 27 anni”.

“Anche nel progetto di costruzione del Dea (dipartimento emergenza urgenza) all’interno del polo ospedaliero del capoluogo pare non sia ricompreso un centro di cottura interno. Si spendono milioni di fondi pubblici senza offrire questo servizio ai pazienti che verranno ricoverati lì: si agisce solo in per motivi economici e per tagliare il costo del lavoro dipendente”, aggiunge Vito Perrone. “Noi – ha ribadito il sindacalista – siamo pronti a tutto, anche a bloccare il servizio mensa negli ospedali”.

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