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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Biblioteca Bernardini chiusa per mancanza di fondi. Una sconfitta per tutti

La Provincia di Lecce, come preannunciato nei giorni scorsi, non ha più la competenza in materia e quindi azzera le risorse. Torna con amarezza alla mente la famigerata frase dell'ex ministro Giulio Tremonti: "Con la cultura non si mangia"

LECCE  - La chiusura di una biblioteca è un fatto deprimente ed una sconfitta per tutti, anche per chi non ha mai letto un libro in vita propria oltre a quelli della scuola dell’obbligo. E diventa una follia se si pensa che il contenitore culturale è destinatario di un investimento di milioni di euro per il restauro e la riqualificazione di tutto il complesso dell'ex convitto Palmieri.

La “Bernardini” è da oggi inaccessibile, perché nelle casse della Provincia non sono più disponibili le risorse per pagare il personale dipendente dalla ditta Axa che ha in gestione la biblioteca così come il museo “Sigismondo Castromediano”, l’auditorium e la chiesa di San Francesco della Scarpa (sempre nel plesso dell’ex convitto Palmieri). E i fondi mancano perchè l'ente, non avendo più la competenza sulla cultura, non può occuparsi di una struttura di questo tipo.

E’ un giorno triste per la città e non solo: si tratta della più bella biblioteca di Lecce, dove convergono studenti universitari e non solo. Un gioiello da aprire alle visite, se fosse possibile, per quanto è affascinante. E invece da oggi è chiuso, sebbene – si spera – solo temporaneamente: in un articolo a parte, la collega Marina Schirinzi, riporta con puntualità la cronaca sindacale.

Il leit motiv di questa storia è un copione già scritto e delinea una quadro in cui le istituzioni, al massimo livello, agiscono con decisionismo ma con tanta superficialità: la responsabilità è innanzitutto della riforma Delrio che ha ridimensionato gli enti provinciali e, in seconda battuta, della Regione Puglia che non ha ancora saputo riorganizzare le competenze delegate, ma perché a sua volta priva dei fondi per farlo. Del resto, anche a breve distanza da Palazzo dei Celestini, e cioè a Palazzo Carafa, sono anni che si punta l’indice contro il taglio dei trasferimenti che ha ridotto i Comuni sull’orlo del precipizio: e le conseguenze immediate sono tagli ai servizi di pubblica utilità, come i trasporti. La ribellione di amministrazioni comunali e provinciali non conosce distinzioni politiche.

Ma la netta sensazione è che a Lecce e dintorni la situazione sia maledettamente più complicata che altrove, come testimonia lo stato di perenne agitazione che imperversa oramai da settimane e che riguarda i tanti lavoratori di Alba Service, società interamente partecipata dalla Provincia, oltre che le 31 unità dislocate nei poli istituzionali, culturali e museali dove svolgono servizi di manutenzione, custodia, front-office. In un quadro di difficoltà per tutti gli enti locali, qui si registra un vero e proprio dramma sociale che probabilmente ha a che vedere con un problema gestionale di lungo corso. 

Giova ricordare che la Regione – lo ha ribadito questa mattina l’assessore Loredana Capone incontrando i lavoratori a Palazzo Adorno – è in attesa di ricevere il bilancio e la nota integrativa delle società partecipate, in modo da potersi esprimere con cognizione di causa sulla rideterminazione della pianta organica e sul piano industriale. E’ un caso che invece Salento Energia abbia provveduto con puntualità? Forse no, perché si tratta di una società che produce utili per l’ente.

“Con la cultura non si mangia” disse l’ex ministro Giulio Tremonti, paradigmatica di una mentalità imperante in una classe dirigente che in più occasioni ha fatto e fa rimpiangere quella della Prima Repubblica. E deve essere, allora, che qualcuno, di tanta saggezza, ne abbia fatto un insegnamento. 

Se gli amministratori del Salento avessero invece compreso per tempo che con la cultura non solo si mangia, ma si prospera anche, avrebbero potuto trasformare già da tempo questo lembo di terra in un museo a cielo aperto dove - tanto per dirne una - non bisogna aspettare 30 anni per riportare alla luce l'anfiteatro del parco archeologico di Rudiae, ma anche in una università senza pareti, capace di attirare studenti, e quindi ricchezza, da tutto il Meridione. E avrebbero gestito con minore sofferenza una riforma che per tanti versi è stata imposta senza che ce ne fossero le condizioni di attuazione. 

A quel punto, la chiusura di una biblioteca a Lecce sarebbe come quella di una fabbrica a Torino. E invece, preoccuparsi della sorte della "Bernardini" sembra quasi un capriccio da salotto: tra tante battaglie annunciate e autocelebrate con strombazzamenti a destra e a manca - che a tutto servono tranne che a cambiare veramente le cose -, sarebbe l'ora che qualcuno si interrogasse sul serio su quale prospettiva di sviluppo dare a questo territorio.

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