Finti permessi di soggiorno nella borsa del pc. Denunciato un cinese
Un 42enne è stato deferito in stato di libertà, con l'accusa di clandestinità, ricettazione, possesso di documenti falsi. Fermato inizialmente per maltrattamento in famiglia, il 42enne custodiva permessi di soggiorno contraffatti
LECCE - Urla e rumori bruschi in pieno giorno, che provenivano da un appartamento affittato a cittadini stranieri in via San Nicola e il proprietario, intorno alle dieci e mezzo di venerdì mattina, ha allertato gli agenti di polizia della questura di Lecce, segnalando alcuni maltrattamenti in famiglia. I poliziotti hanno raggiunto uno degli inquilini, F.Z. , 42enne di nazionalità cinese e, a breve, indagagheranno sulle eventuali violenze perpretrate in famiglia. Dopo aver chiesto i suoi documenti, il 42enne ha fornito agli agenti un passaporto ordinario cinese ed un permesso di soggiorno intestato ad un secondo connazionale che, in accertamenti successivi, è risultato rubato presso la stazione dei carabinieri di Robbio Lomellina, nel pavese, a fine agosto del 2010.
Non possedendo alcun documento per la permanenza su territorio nazionale, l'uomo è stato sottoposto alla perquisizione da parte degli uomini dell'Ufficio volanti, che hanno esteso i controlli anche alla custodia del personal computer dell'uomo. All'interno della borsa erano contenuti ulteriori documenti di identità, permessi di soggiorno e una banconota da 100 euro, rigorosamente contraffatta. Parte del materiale, poi finito nelle mani dei poliziotti, è risultato provento di furti avvenuti tra Milano e Verona, mentre i documenti altro non erano che una riproduzione, palesemente illegale, sulla quale gli uomini della questura non hanno faticato a riscontrare caratteristiche differenti da quelle originali. Il 42enne, però, ha negato tutto: quei documenti non li avrebbe rubati. Piuttosto acquistati da un cittadino marocchino e anche a caro prezzo, lo scorso 6 aprile, in via Lepontina, nel capoluogo lombardo, per una cifra di mille e 200 euro.
Immediata, per l'uomo, la denuncia in stato di libertà per clandestinità, ricettazione, possesso di documenti falsi e false attestazioni. Reati che gli erano già stati imputati in passato, quando era stato fermato in più occasioni per aver fornito false generalità.