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Cronaca Tricase

Clienti denunciano: finte l'avvocatessa e la sentenza

Una donna di 38 anni di Tricase indagata dalla Procura di Lecce. Non sarebbe iscritta all'albo, ma avrebbe seguito una causa civile per anni. Percependo compensi e presentando anche una sentenza falsa

TRICASE - Un comodo ufficio, con tanto di targa all'esterno, ma il titolo, quello che nella vita conta veramente, sembra proprio che non l'avesse. E così, dalla denuncia presso la caserma dei carabinieri di una famiglia di Tricase, s'è arrivati al passo per cui una donna 38enne del posto, che fino a poco tempo addietro ne aveva curato gli interessi, rischia di finire in Tribunale, tirataci dietro proprio dai suoi ex clienti. E tutto, per un motivo molto semplice: lei, non sarebbe affatto un avvocato come professato. Si tratta del secondo caso scoperto in pochi mesi. Era già successo a Lecce.

La 38enne di Tricase non sarebbe dunque iscritta all'albo, tanto che l'Ordine è già stato avvisato. Ed il fascicolo è ora nelle mani del pubblico ministero Paola Guglielmi. Il fatto ancor più clamoroso, però, sarebbe un altro: la donna, forse per non perdere i suoi clienti, avrebbe esibito persino una sentenza fasulla. Ben artefatta, certo. Ma falsa. Tanto che i clienti pensavano di aver incassato dei soldi, per una causa civile. Ed invece, avrebbero scoperto che la questione è ancora lontana da una soluzione. Favorevole o meno che sia.

La donna ha curato questa causa a lungo. Questioni di vicinato, con infiltrazioni. Stando a quanto emerso finora, all'epoca aveva il patrocinio. Cioè, era dottoressa in legge e poteva esercitare, per sei anni, in cause minori, che non sorpassano determinati parametri. Alla scadenza del patrocinio, però, avrebbe continuato a seguire le udienze. Percependo il suo compenso.

L'abilitazione vera e propria risalirebbe, invece, al 2008. Senza, però, iscrizione all'albo. E nel momento in cui i clienti avrebbero deciso di cambiare legale, come per magia si sarebbe materializzata la vittoria in Tribunale. Proprio così, tanto di sentenza. Per scoprire, giunti in cancelleria, che sarebbe stata tutta una bufala. Da qui, la decisione di sporgere denuncia.

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