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Cronaca Otranto

Club Unesco: l'importanza di un "patto comunitario"

Al di là dell'entusiasmo mediatico, che sta anticipando la presentazione del Club, urge la nascita di una mentalità che sostenga le sue attività per approdare agli attesi riconoscimenti dell'Unesco

Tutto pronto per la presentazione ufficiale del Club Unesco di Otranto: l'appuntamento, previsto in serata, a partire dalle ore 21, nel Castello aragonese sarà l'occasione per illustrare le linee guida che accompagneranno la nascente realtà, nell'obiettivo a lungo termine di portare il mosaico pavimentale della Cattedrale, opera di straordinario valore storico, culturale e simbolico, ad essere riconosciuta quale "patrimonio dell'umanità".

L'obiettivo, certamente ambizioso ed altrettanto complesso nel suo ottenimento, non è, però, inarrivabile. Sembra, infatti, questa la convinzione emersa in questi giorni, alla notizia della nascita del Club, nelle discussioni mediatiche: esperti d'arte, illustri personaggi del mondo politico, intellettuali, registi, responsabili di libere associazioni hanno tutti manifestato interesse e compiacimento per l'iniziativa, garantendo il proprio impegno e il proprio sostegno a quella che sembra essere diventata una "nuova battaglia" per Otranto. Il merito del successo mediatico è, senz'altro, frutto di quell'atavico fascino che la "città dei Martiri" e che, in particolar modo, l'opera del presbitero Pantaleone riescono ancora ad esercitare.

La città "Porta d'Oriente" annovera straordinarie bellezze, frutto di epoche diverse, di una storia che altre realtà circostanti, di fatto, non hanno: eppure quel suo fascino, tutto sommato intatto ed inconfondibile, rischia di non essere valorizzato nella sua interezza. La nascita del club Unesco diventa a tutti gli effetti una grande opportunità, per rendere ad Otranto un riconoscimento che, a parere di molti, meriterebbe d'ufficio. Una delle missioni principali dell'Unesco, è appunto quella dell'identificazione, della protezione, della tutela e della trasmissione alle generazioni future dei patrimoni culturali e naturali di tutto il mondo. Sulla base di un trattato internazionale, conosciuto come Convenzione sulla Protezione del Patrimonio Mondiale, culturale e naturale, adottato nel 1972, l'Unesco ha finora riconosciuto un totale di 878 siti (679 beni culturali, 174 naturali e 25 misti) presenti in 145 Paesi del mondo: secondo tale Convenzione, per patrimonio culturale si intende "un monumento, un gruppo di edifici o un sito di valore storico, estetico, archeologico, scientifico, etnologico o antropologico".

Il Patrimonio rappresenta l'eredità del passato di cui beneficiare nell'oggi per trasmetterlo alle generazioni future. E, al di là di ogni entusiasmo che oggi la comunità locale sembra vivere per questo primo passo, il percorso intrapreso dal Club Unesco di Otranto sarà faticoso ed impegnerà tutti coloro che vorranno concretamente adoperarsi per il raggiungimento dell'obiettivo finale: per questo, le divisioni (di qualsiasi tipo esse siano), le contrapposizioni, i ragionamenti sui meriti dell'uno e dell'altro vengono meno, nel nome di una necessaria coesione di intenti. Un ruolo strategico sarà quello dell'amministrazione comunale, che dovrà farsi carico della responsabilità di supportare le iniziative del Club Unesco, in piena attuazione delle finalità dell'intera organizzazione: le scelte amministrative dovranno essere fattivamente orientate al raggiungimento del traguardo finale, creandone i presupposti necessari, con l'adozione una politica generale, intesa ad assegnare una funzione strategica al patrimonio culturale e naturale nella vita collettiva, integrando la protezione di questo patrimonio nei programmi di pianificazione generale.

La tutela e la valorizzazione dei tesori cittadini saranno indici di una direttrice chiara verso una mentalità nuova, che dovrà investire l'intera cittadinanza. Perché per far sì che un bene sia riconosciuto quale "patrimonio dell'umanità" occorre soprattutto rendere consapevole la comunità che lo vive di un'attenzione speciale da dedicare a quel bene. Del resto, se "patrimonio" è qualcosa di cui vivere nell'oggi, ma da tramandare anche alle future generazioni, non si può sperperarlo assolutamente: in questo discorso, sarà altrettanto determinante il ruolo dei "giovani", chiamati a riscoprire la bellezza dei tesori di cui saranno chiamati ad essere sapienti custodi. Questo grande patto "comunitario" forse non sarà risolutivo al fine di ottenere il riconoscimento, che passa inevitabilmente anche da un complesso iter burocratico: ma potrà fungere da "volano", affinché il percorso sia, in qualche modo, più praticabile.

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