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Cronaca Squinzano

Cocaina, hashish e marijuana in casa: condannato un 30enne, assolto il fratello

Emesso il verdetto nel processo discusso col rito abbreviato nei riguardi di due uomini, finiti nei guai il 17 giugno 2020, in seguito alla “visita” dei carabinieri nelle loro abitazioni, a Casalabate (Squinzano)

SQUINZANO - Erano accusati di coltivazione e detenzione illecita di sostanze stupefacenti del tipo marijuana, hashish e cocaina, in concorso, ma il processo ha stabilito la responsabilità solo di uno dei due fratelli finiti nei guai il 17 giugno del 2020.

All’esito del giudizio, discusso col rito abbreviato, il giudice Sergio Tosi ha condannato a un anno e quattro mesi di reclusione, col beneficio della pena sospesa, più una multa di 3.444 euro, Simone Guido (difeso dagli avvocati Francesco Calabro e Raffaele Benfatto), 30 anni, di Squinzano, mentre ha assolto perché il fatto non sussiste il fratello Alessandro, di 37 (assistito dagli avvocati Mario Pede e Paolo Spalluto).

La pubblica accusa, rappresentata dal pubblico ministero Donatina Buffelli, riteneva entrambi responsabili e aveva invocato rispettivamente 3 anni 4 mesi di reclusione e un anno e otto mesi.

Durante la perquisizione svolta nelle loro abitazioni, a Casalabate, a pochi passi l’una dall’altra, e alle quali si accede da un comune giardino, i carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Campi Salentina trovarono la droga. Il quantitativo maggiore fu recuperato in casa del 30enne che consegnò spontaneamente 187, 5 grammi di marijuana distribuita in 15 vasetti di vetro dai quali sarebbe stato possibile ricavare 825 dosi, che furono sequestrati con due bilancini elettronici.

In un locale adibito a deposito, inoltre, i militari trovarono due armadi di tela attrezzati all’interno con materiale rinfrangente, una lampada e aspiratore con timer di accensione per la coltivazione delle piante.

Il fratello, invece, consegnò sei dosi di cocaina, per un peso complessivo di tre grammi, prelevate dal comodino della stanza da letto e custodite in un contenitore, e cinque grammi di hashish conservati nella credenza del soggiorno e una pianta di marijuana sul balcone, priva di infiorescenze, alta circa un metro.

Nelle motivazioni della sentenza si fa presente che nella disponibilità di quest’ultimo “è stato rinvenuto un quantitativo ridotto di cocaina e marijuana, tale da non potersi escludere radicalmente un uso non strettamente personale dello stupefacente, né essendovi seri elementi da cui desumere una comune disponibilità e quindi di una codetenzione dello stupefacente, ovvero un suo contributo partecipativo rispetto alla droga prodotta dal congiunto”.

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