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Cronaca

Alternative a San Foca? Il comitato non cambia idea: “Gasdotto inutile e oneroso”

Il consorzio Tap ha comunicato la volontà di riconsiderare gli approdi già scartati e di studiare altre soluzioni, ma gli attivisti ribadiscono la contrarietà all'opera perché legata a politiche energetiche dannose e costose per la collettività

LECCE – Il gasdotto non s’ha da fare, né a San Foca né altrove. Echi manzoniani sospingono la posizione del comitato “No Tap” che ribadisce la sua totale contrarietà non solo all’approdo in terra salentina, ma anche rispetto all’opera di per sé, ritenuta inutile e anzi gravosa per la collettività.

 “La contestazione che portiamo avanti da anni non riguarda, infatti, esclusivamente l’impatto del gasdotto sul nostro territorio ma una politica energetica che impoverisce i cittadini rendendoli servi di bollette sempre più onerose. Il consumo è un costo per la collettività e quindi un debito che pagheranno le generazioni attuali e quelle future e, di contro, un credito per le multinazionali che speculano sulla creazione delle infrastrutture”.

Il comitato indica un esempio: “Il rigassificatore di Livorno è stato completato e non è mai entrato in funzione ma costituisce un costo per la collettività di 900 milioni di euro all’anno. I consumi di gas continuano a diminuire e le infrastrutture per trasportarlo aumentano ingrossando i guadagni degli speculatori. Il comitato “No Tap è contro la speculazione, contro la creazione di false emergenze che riducono gli spazi di discussione sui modelli di sviluppo energetici e quindi socio-economici. A San Foca come a Otranto, a Brindisi come a Casalabate”.

Ieri il consorzio Tap ha comunicato di voler procedere al riesame delle ipotesi alternative a quella che prevede l’approdo nella marina di Melendugno e alla valutazione di nuove “strade” lungo la costa salentina, pur rimarcando la convinzione che quella di San Foca sia la scelta migliore in termini ambientali.

Sull’argomento il comitato lascia trapelare qualche perplessità: durante l’ultima fase dei sondaggi, che si sono conclusi qualche giorno addietro, è stata notata e fotografata la presenza della Odin Finder, imbarcazione deputata al recupero di particolari boe, più  a sud di San Basilio, e cioè in zona Alimini. Un’anomalia, secondo il comitato, considerato il fatto che l’ordinanza della capitaneria di porto autorizzava le attività di ispezione solo nel tratto di mare antistante alla località di San Basilio (San Foca). 

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