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Cronaca

Compravendita di voti col clan Coluccia, l’ex assessore resta ai domiciliari

Il Tribunale del Riesame ha rigettato l’istanza di revoca della misura cautelare avanzata dall’avvocato Antonio Megha, finito nel blitz dello scorso febbraio con l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso

NEVIANO - Resta ai domiciliari l’avvocato Antonio Megha, 61 anni, già sindaco del Comune di Neviano, accusato di scambio elettorale politico-mafioso, perché avrebbe acquistato una cinquantina di voti dal clan Coluccia. Oggi, il tribunale del Riesame presieduto dalla giudice Maria Pia Verderosa (a latere, i colleghi Antonio Gatto e Anna Capano) ha rigettato la richiesta avanzata dalla difesa, rappresentata dall’avvocato Giuseppe Corleto, di revocare la misura.

In particolare, il legale aveva sollevato tre questioni: una puramente tecnica, legata all’assenza di valutazioni autonome da parte del gip firmatario dell’ordinanza, ritenendo che questo avesse riprodotto in maniera eguale la richiesta del pubblico ministero; la seconda, sull’assenza di gravi di indizi di colpevolezza; la terza, sull’assenza di esigenze cautelari, in ragione del fatto che Megha si sia dimesso da assessore alla cultura qualche ora dopo il blitz e della nomina da parte della Prefettura di una commissione d’indagine incaricata di valutare sullo scioglimento del Comune.

Dopo l’arresto, durante l’interrogatorio, Megha negò gli addebiti davanti al giudice Sergio Tosi, spiegando che quella compravendita di voti dichiarata nei colloqui intercettati fu solo una finzione, una millanteria. A suo dire, quelle dichiarazioni “scottanti” sarebbero state rilasciate in un contesto di eccitazione e fermento dovuti alla campagna elettorale, ma non corrisponderebbero al vero. Di vero in questa storia ci sarebbe solo l’amicizia trentennale con Nicola Giangreco, l’uomo che secondo le carte dell’inchiesta, avrebbe fatto da intermediario tra lui e Michele Coluccia, 63enne di Noha, ritenuto al vertice dell’omonimo sodalizio, già condannato con sentenza irrevocabile per associazione mafiosa.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, invece, le cose andarono così: Megha avrebbe accettato tramite l’amico, la proposta di Coluccia di procurargli almeno cinquanta voti per le amministrative del settembre del 2020 nel comune di Neviano, terminate con la sua elezione a consigliere comunale e nomina quale componente della Giunta con delega alla cultura, istruzione e contenziosi legali. In cambio, il politico, avrebbe promesso: tremila euro in tre distinte tranche; un posto di lavoro al figlio di Coluccia in una impresa impegnata nella raccolta di rifiuti; e la disponibilità dell’apparato politico- amministrativo di Neviano e la sua funzione pubblica alle esigenze del clan, poiché stando alle intercettazioni, ottenuta la garanzia dei voti, avrebbe dichiarato: “Poi dico naturalmente inutile che ti dica che puoi disporre su Neviano”; di rappresentare gli interessi del sodalizio in Calabria: “ti posso aggiungere ci te serve che io, ogni tanto.... in Calabria tengo uno studio, dico, una collaborazione con un collega ...eee.... per conto dello studio di Novara... dice "si là, forse mi servi di più", ha detto, perché là, dice mi serve, dice a Reggio Calabria? dico guarda a Reggio Calabria non vado, però se devo andare vado!.. non è che non vado.. per dirti, cioè a Reggio Calabria, io arrivo a Catanzaro, ma se devo andare a Reggio Calabria lampu, dico trecento chilometri altri non è che ci sia...eeee.... mi sto un giorno in più, eee.... Quello che devo fare lo faccio!”.

Le motivazioni del Riesame saranno depositate nei prossimi giorni.

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