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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Porto Cesareo

“Ti faccio a pezzi e ti getto in un pozzo”, condannato l’ex convivente

Si è concluso con una pena a nove mesi di reclusione il processo col rito abbreviato a un 31enne di Porto Cesareo accusato di lesioni, stalking, violazione di domicilio e danneggiamenti. Ha retto solo il primo reato

PORTO CESAREO - “Ti faccio a pezzi e poi ti getto in un pozzo”: è questa una delle tante minacce di morte che un 31enne di Porto Cesareo avrebbe rivolto alla ex convivente, di 43 anni. Dopo la fine della relazione, nel dicembre del 2019, oltre alle offese di essere una poco di buono e di avere relazioni con più uomini, la malcapitata avrebbe subito anche aggressioni fisiche che in una circostanza le costarono la rottura di due denti e la frattura di un dito.

Erano diversi gli episodi finiti al vaglio della giudice Cinzia Vergine, nel processo discusso ieri con il rito abbreviato e terminato con la condanna dell’imputato per lesioni a nove mesi di reclusione, in linea alla richiesta invocata dalla pm Simona Rizzo.

L’uomo, assistito dall’avvocato Riccardo Giannuzzi, è riuscito ad ottenere l’assoluzione da tutte le altre contestazioni che erano stalking, violazione di domicilio e danneggiamento.

Stando all’accuse mosse dalla 43enne, parte civile con l’avvocato Elvira Durante, le vessazioni si sarebbero verificate in sei circostanze: la più grave, il 7 febbraio del 2020, quando l’ex dopo essersi introdotto abusivamente in casa sua, l’avrebbe raggiunta in bagno e mentre questa tentava di chiamare il 112, le avrebbe schiacciato con la scarpa il dito medio e l’avrebbe picchiata provocandole lesioni ai denti. La vittima fu costretta a ricorrere alle cure mediche e la prognosi dei sanitari fu di trenta giorni.

Poco più di un mese dopo, il 13 marzo, mentre era per strada, l’avrebbe insultata, minacciata di morte nel caso in cui si fosse rifatta una vita con un altro, e alle risposte a tono di lei, sarebbe passato dalle parole ai fatti: l’avrebbe presa a schiaffi e l’avrebbe spinta facendola cadere a terra. Tre giorni dopo, non contento, si sarebbe introdotto senza permesso in casa della ex, per poi darsi alla fuga dal terrazzo, dopo che questa allertò i carabinieri.

A fine aprile, invece, sarebbe riuscito nel suo intento: dopo aver sfondato la porta di ingresso, avrebbe dichiarato che avrebbe ucciso il figlio di lei.

Ma non finisce qui. Il 4 maggio, si sarebbe presentato con la scusa di vedere il cane, e avrebbe iniziato a scuotere il cancello; quando vide lei afferrare un tubo per difendersi, sostiene sempre l’accusa, l’avrebbe minacciata di morte qualora avesse allertato ancora una volta le forze dell’ordine, per poi lanciarle addosso un secchio della spazzatura, colpendola a un braccio. In un’altra occasione, infine, avrebbe scagliato una bottiglia di birra contro la sua auto, mentre era al volante, danneggiando il lunotto posteriore del mezzo.

Come detto però, nel processo ha retto solo l’accusa di lesioni, ma per conoscere le motivazioni bisognerà attendere i prossimi novanta giorni.

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