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Cronaca

Bancarotta fraudolenta e documentale, cinque anni per l'imprenditore Chetta

I giudici della prima sezione del Tribunale di Lecce hanno condannato a cinque anni di reclusione l'imprenditore leccese Rocco Antonio Chetta, 58 anni, ex amministratore di fatto dell'azienda vinicola CheVin, fallita nel 2003

 

LECCE – Si è concluso con tre condanne e quattro assoluzioni il lungo e complesso processo relativo al fallimento dell'azienda vinicola “Che.Vin” spa. I giudici della prima sezione collegiale del tribunale di Lecce hanno condannato a cinque anni di reclusione (oltre al pagamento delle spese processuali e all’interdizione dai pubblici uffici) l’imprenditore leccese Rocco Antonio Chetta, 58 anni, ex amministratore di fatto dell’azienda che sorge sulla strada statale 101, nel comune di Lequile. L’accusa nei confronti di Chetta, assistito dall’avvocato Francesco Vergine, era di bancarotta fraudolenta e documentale. Il noto imprenditore salentino avrebbe, in concorso con altre sei persone, “distratto e comunque occultato beni della società”, dichiarata fallita dal Tribunale di Lecce il 5 dicembre 2003.

In particolare l’imprenditore avrebbe sottratto dalla disponibilità della cassa o dai conti correnti bancari societari, quasi 2 miliardi e mezzo delle vecchie lire. Una parte di quei soldi sarebbe stata utilizzata per “l’acquisto e relativi costi accessori di un’imbarcazione da diporto non inerente all’attività d’impresa e destinata a scopi personali”. Altri settanta milioni sarebbero stati “corrisposti a titolo di canoni per locazione finanziaria di un’autovettura di lusso Porsche Carrera, non inerente all’attività d’impresa e destinata a scopi personali”. Pena più lieve, a quattro anni di reclusione, per Antonio De Jaco, 55enne di Melissano, e Luigi Favaron, 66 anni leccese, amministratori unici della società in tempi diversi. I tre sono stati, inoltre, dichiarati “inabilitati per dieci anni dall’esercizio di un’impresa commerciale ed incapaci per la stessa durata ad esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa”.

Assolti, per non aver commesso il fatto, gli altri quattro imputati: Massimo Fait (amministratore unico dell’azienda al momento del fallimento); Luciano Campobasso, Amedeo Mele e Fulvio D’ambrosio, tutti componenti del collegio sindacale della società. Chetta è stato assolto dall’accusa di aver omesso di depositare i bilanci e le scritture contabili della società nei termini previsti dalla legge e di aver evaso imposte per circa 6 miliardi di lire. 

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